giovedì 30 luglio 2009

I display indiani di passaggio fra le mani

Sorge il sole fra le tue spalle, cara Dea industriale, priva di alcuna dote se non la bocca, oggi ho perso un orecchio con un amico, ho abbracciato l'Albania alle 5:47, sono resuscitato sotto sembianze umane, la barba si è accumulata fra granai salentini. I vigneti sono stati corteggiati dal frumento sparso a chiazze dei lampadari.
Le cicale urlano dalla gioia, insieme, fratelli, gemelli, anche qui la gioia ha un suono, noi mai più dormiremo senza il loro dolce fiato, nel bus ho trovato il coraggio, l'autista era blu vischio.
La sua timidezza, le punte della Sicilia, il seno dei gomitoli; era tutto bianco e dovevo ancora bere, era tutto splendido e dovevo ancora bere, era tutta abitudine e quindi mi rifiutai, era tutto condiviso e per questo scappai, era tutto unito e perciò ti eclissasti.
I display degli indiani ascoltati nel dub franco-algerino, il secondo mondo ci aspetta, classifichiamo tutte le forchette, cantiamo con Silvio. Piangiamo sale e cospargiamo il riso della menzogna, lasciamo che le palle rimbalzino fino a tappare i vulcani, i camioncini napoletani faranno il resto, comprate, comprate, io sono un barbone miliardario, poveri nicotinomani dell'apparenza.
Lasciamo che queste deboli parole scrivano del tantra del jembè, di tutti i passi coerenti e che il mio ballo non sia un caso programmato, ma una cascata di omicidi privi di senso.

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