domenica 22 maggio 2011

Il calamano digitale

Qualcuno ancora mi legge, spera in una mia maturazione, nello sbocciare di uno scrittore, che questo sappia: attende invano. Cresco fra l'inerzia esistenziale e il perdurare del mio guscio e delle sue allergie. Le notti insonni si susseguono e compongono questo diario pseudoindividuale, racchiuso in sé e in ogni male. -Come va?- nei post con lo sputo qualcosa ha un senso, un soffitto significa chiuso, sicuro e no cielo; il cielo si fa scuro neppure i cani predatori fra le auto, qualcuno si dilegua ma è poca cosa. Pochi spazi, il calmano digitale a singhiozzi prosegue inesorabile, lento e incapace come un sindacato. Fui adolescente e non, più tempo mi ci volle e la sigaretta si spense, in mille ceneri spesse, ingrumate in quel microscopico spazio. Il silenziarsi del minuscolo operaio di cui tutti si farciscono la bocca, il perdurare della crisi a cui tutti si attaccano per far affondare i nemici, le azioni che non ho comprato perché ero a un corteo, la banca del compagno di lotta. Non morirò, la fuga mi uccide, sopravvivo. Non vivrò, la morte mi scruta, sono moribondo.

domenica 15 maggio 2011

Flussi di compostaggio

Vengo sulle colline dove la morte traspare, dove la vita è un inganno, un mesto ricordo. Un amarcord lento, di facce altisonanti, di racconti militari e di malattie sessuali, infettive ai primordi. I generali nelle battaglie si fecero ferite, oggi le cicatrici multicolori nei social network bestemmiano moderate. Io non penso in questi flussi di compostaggio, di rifiuti macerati e camorre solide. Rimbalzo nei ritmi di amianto, sono figlio dello schianto, della miseria di cui mi vanto, resto fermo fra i testicoli omosessuali. Guai a chi spergiura sulla qualsiasi cosa, guai a chi non vede l'alba o la donna che ama con sguardi mai visti.Guai a chi mesto va verso i sentieri vecchi senza rivolger parola alle persone nuove.

sabato 14 maggio 2011

Homo machina

Quando sorpassi una porsche in curva evitando uno steccato non aspettarti di trovare sonno fra il cuscino e le lenzuola. Il tempo è denaro, se hai tempo da spendere stai certo che mancherà il denaro, se invece hai il denaro da spendere non avrai tempo da perdere, il tempo è denaro.  Vivi 24 ore, 8 di queste dormi, altre 8 produci e altre 8 consumi; così va meglio. In quelle 8 ore che consumi sappi che sei controllato, indirizzato, qualcuno ti guida verso una vita sana, e chi se non il tuo datore di lavoro, che ti vuole bello e pimpante per produrre; e chi se non la religione che non ti vuole immerso nei vizi. Il tuo consumo è un freno, è un modo per sapere quello che stai facendo, sei un criceto che gira la ruota ma non dimagrisce. 8 ore dormi e lo fai non perchè hai sonno, è difficile dormire, lo fai perchè la mattina devi lavorare. Vivi 25000 gironi, 8000 di questi dormi. La vita è un progetto preciso. Un terzo del tempo sveglio lo passi a prepararti professionalmente, una seconda parte a produrre ed una terza a riciclare la tua pensione in farmaci miracolosi che ti fan vivere anni innaturali. E' tempo di svegliarsi prima di addormentarsi, è tempo di trovare lavoro, è tempo di studiare, è tempo di creare una mappa concettuale fatta di step e analisi di bilancio esistenziale, di programmazione vitale, è il tempo comprato dal denaro, e di questo tu ne sei schiavo, onore a te homo machina.

mercoledì 4 maggio 2011

Le elementari e la commedia

La tensione e la realtà deformata, questo sento/provo mentre sono in commedia, ho 7 anni e sono in II B, sono sul palco e i miei genitori mi flashano gaudiosi, ho paura di sbagliare, mi trema tutto, anche la lingua, i denti stridono e sbattono, battuta prego. Faccio l'albero non ho battute, al massimo mi abbattono, ecco una battuta, pessima, ora mi abbattono. Mia sorella in seconda fila attende il mio errore per ridere, è un pò emozionata, lei mancò alla recita quando era in II poiché aveva la febbre o almeno così diceva. Mi sono distratto, non mi muovo, come son bravo, tremo perché sono un ottimo albero con il vento e le foglie, tremo perché Wendy mi piace e Peter Pan è bello. Mi gratto con un ramo e mi perdo nel bosco, sento un lago, mi scappa la pipì, ecco il fiume scendere a cascata dal monte, mi scappa la pipì, scusami Wendy, non filmate genitori miei, ridi sorella il tuo momento è arrivato, ecco un'albero innaffiato.

martedì 3 maggio 2011

La notte e la Minerva bagnata

Vorrei prestarmi alla notte muto come lei, nell'assordante silenzio che ti attira, ti rende insonne e ti squaderna l'ispirazione. Con il dovere del mattino sempre più vicino e il delirio notturno dello star sveglio, nel vuoto, nell'atmosfera trasbordante dei lampioni fiochi e delle auto singhiozzanti. Guardare la luna con l'emisfero celebrale esatto, con lo stomaco di ferro e il ghiaccio dei piedi ritmatici fuori al balcone. Vorrei un bicchiere di vino e una pipa, senza saperla fumare, per oziare senza chiudere gli occhi. Ascoltare la pioggia ancora in culla fra le nuvole discendere a gocce lente sui tetti. Sentire un desiderio nuovo come di amore per la propria casa ma solo dopo tanto odio, sentire l'acqua assordante piovere sul tavolo, nelle scarpe e nel proprio letto, sentire che qualcosa non va e non riuscire a dormire. Sapere che l'alba comunque ci sarà col terreno friabile e un passo incerto, col fiato rapido, con la solita sigaretta spenta e la Minerva bagnata.