mercoledì 28 novembre 2012

Bifolco sentimentale


I calli sotto la pianta del piede premono fino alle gengive sanguinanti, le scarpe nuove consumate ai bordi e sulle punte, i lacci, lunghi e mai avvolti, singhiozzano in grumi omogenei di fanghiglia, piscio e vomito, strisciano come lumache insozzano il parterre. Leggermente zoppicante, senza cintura di continuo tira su il calzone cascante in contemporanea nevrotico pulisce il naso rattico colante di un raffreddore eterno con le dita ingiallite dal fumo e con le pellicine sanguinanti vicine strumentali di unghie sfracellate dalla tensione. I vestiti maleodoranti, il monociglio occulta, ma non troppo, i brufoli. I denti ingialliti e frastagliati, il dentista nemico, assassino atono. Paranoico e con scarsa cura di sé, si stende sul divano smollato fuori al balcone. Inizia a piovere, vorrebbe piangere, starnutisce e le mani si imbianchiscono. Le vene pulsano. Scalda il cuore al microonde visivo, cuce connettivo l’occhio all’anima con la finestra difronte: due adolescenti innamorati, si baciano stesi sul letto. Lui sopra, sicuro di sé nel suo corpo scolpito, greco, come Lei regina fluttuante dall’ombelico floreale, si amano, compiono l’amore. Splendono nella luce soffusa della stanza che genera ombre immense e delicate sul palazzo difronte, sul suo volto sporco e rugoso, fra i suoi baffi incolti e la cicatrice al collo. Lui ama guardare, non si cura d’altro, pensa all’empatia a distanza, condivide la diffusione del sentimento altrui, ricco e generoso. Si infiltra fra le lenzuola candide rilasciando melma invisibile, le sue budella accarezzano i corpi. Dona le viscere al cuscino. Lascia la sua trasandatezza in frantumi di specchi mai visti, in gettiti di diffusione verso gli altri, nulla per sé se non il bello in testa. La convinzione della purezza, ruba, è un ladro di ombre, specchi e fumo denso. Amate, ma con cura, con paranoia che lui venga e vi strappi tutto, con delicatezza incauta. L’amore è vivo se coincide con la paura. Lui, è un bifolco sentimentale, apatico, ritualistico e profano. Vi ama perché si odia. Poi vi odia perché si ama. Succo gastrico apparente in amico di famiglia, fratello, amante, garzone, prete, medico, malato. Un neonato. Amatevi.

sabato 17 novembre 2012

Lunghi sogni


Era in un armadio scheletroso dal bianco avorio e mille ceneri lapillanti, fra le ansie dei motorini in fuga e i compagni infami, fra i giri di parole e i codici personali mimetici con cui interiorizzava i sogni e amplificava le paure altrui. Scriveva per esaltare l’aurora col cherosene. Alto fra i casti lugli. Rigido nei lunghi sogni. Vigilava insonne sulle macchie stanche di una strada folle, fra i cuscini della notte che sono pali, vetrine e muri d'ospedale. Dissonante, bistrattato dal Sé. Mai un caffè, bastava il singhiozzo provocato per restare sveglio. Sbandava alle nuvole radiografate dal lampo e crollava con le rocce di tuoni vive. Era una stella in declino senza sosta né caduta. Amava gli infissi delle finestre dell'armadio con cui arginava e volava con il resto del creato e non.