venerdì 29 aprile 2011

Il risveglio

Vorrei una colazione senza piatti svolazzanti, grigi malumori o scale al posto delle sedie. Un risveglio comodo quasi come se stessi per addormentarmi e lieve la mia soglia di attenzione si innalza con sinfonie live sul terrazzo del mio garage. Sniffare l'aroma del caffè arabo o brasiliano di cui il cuscino si impregna, il tintinnare del suo buonumore con una camicia un poco usata, nella notte gettata, e dolci baci sul collo. Alzarmi nudo dal letto e indossare la vestaglia solo quando ne ho voglia, socchiudere gli occhi con il sole mattutino degno della primavera inoltrata. Scendere in ascensore in cucina dove il cane scodinzolante è fra i piedi, gustare l'armonia della famiglia, degli affetti e proseguire sapendo dove si è diretti. Andare a lavoro felici, anche se questo è straziante, fare un passo e vedere l'orizzonte allontanarsi, fare un passo per fare un miglio. E' proprio una bella giornata.

lunedì 18 aprile 2011

Filo e Marionette

Corro lento lungo il percorso precostituito, nessun Kerouac sulla strada, solo haiku veloci -vorrei essere il mare perché non so nuotare-
Un portico in dimensioni ridotte divien caverna per il barbone, con la sua biro smembra gli amici scomparsi, con la sua bottiglia di cartone li commemora. Son nato in un attimo sbagliato, fra fragole in aceto, fra un bluff e un asso nel calzino ed ora raddrizzo il bersaglio, sguscio dagli errori giustificati e m'addentro in referendum individuali. Risorgo dalle buste paga e canalizzo lo stress in freccette da bar, in silenzi ponderati, in quiete artistica. Un coccodrillo al talk show ha mangiato una velina. E' stata un'ottima serata, ho ancora la giacca in dosso e dormirò senza vestiti, nudo di sogni e quant'altro, privo di sgorbi e tatuaggi ma solo lenzuola e capelli, ventre e cuscino. La boa nell'universo mi tiene a galla, il non-pensiero è perdonato, il parco è allagato, non ci sono hippy nel mio futuro ma solo giacche nel grigio stereotipato, prego per un lavoro, studio a singhiozzo, spero nel purgatorio, massima aspirazione, ripudio la precarietà ma ci sono dentro, siamo una massa di zimbelli digrignanti fra i denti a dire sissignore, desiderosi di padrone, ad essere sul mercato pronti a rinunciar a parenti ed amici per sopravvivere. Che smettessero di zampillare soldi dalla mente, dal tempo e dai portafogli e che Dio la smettesse di trattarci da filo e marionette e ci desse carne, dignità e venisse in aiuto giungendo meno.

venerdì 8 aprile 2011

Il millennio ardimentoso

Le monete si fanno tese, si spalmano sul collo e indirizzano dei ragni alla gola, le gomme si incastrano fra le assenze continuate, mai nessuno alla porta, qualche cocktail metropolitano e una bufera parlamentare. Le croste del dito indice si azzuffano al metro, le guardie del corpo governano le cooperative. Qualcuno muore. Le angosce delle tesi per uno studente, le gocce d'asfalto per il poeta, le miniere d'argento del pubblicitario, le grafiche d'autore. Il millennio della satira è ardimentoso per quanto fa schifo ad un piede sibilla le lucciole figlie del firmamento. Cancellarono il passato, cancellando il futuro, si opposero alle linee del tempo, mallearono i costrutti mentali di ogni individuo, relegarono in castigo le bocche assetate di cibo e quelle affamate d'acqua. Costruirono mercenari lungo il fiume, il cavaliere sempre lì, tutti lo conoscono meglio di chiunque altro, chiedi in giro e ti diranno 
- Quel vecchio pazzo vuole guadare il fiume da anni, tutti lo guardiamo-
- E voi che fate nella vita?-
- Aspettiamo una sua mossa-


Non cercare il senso in quello che scrivo, sono solo stressato, pieno di ansie e se mi rivolgi parola sarò scurrile. Questo post non ha senso. Come se poi tu che leggi pretendi qualcosa...
post scriptum
non lo rileggerò se trovi errori sappi che sono ateo non gnostico.