venerdì 25 aprile 2014

Sempre di lunedì

E’ un anno che ci guardiamo sempre di lunedì
se solo avessi detto Abbiamo i giorni contati
avremmo potuto godercela ancora un po’
invece impantanati nei giardini labirinto
siamo rimasti a scegliere la direzione
soffocati come fossile, questo siamo
dopo la gita nelle sabbie mobili.
Un biglietto di sola andata
destinati soli alla morte
fra le parole a imbuto
Quelle non dette
Qua su per giù
con forma
di goccia
in auto.


sabato 12 aprile 2014

Vorrei ti accadessero cose orrende

Vorrei ti accadessero cose orrende
così, curioso, per vedere di che stoffa sei fatta.
Potresti farmi un caffè anche se sono nervoso
fallo con amore, sai, non basta solo il caffè.

Potrei sniffare la pelle e le rughe quando sei stanca
quando nero e innamorato, torno dal mare.
Hai vinto un abbonamento alla lotteria delle mie ossessioni
hai scavalcato le donne di casa.

Chiamo i vigili lamentandomi dei vicini
mentre tiri i piatti contro il mio visino.
Potrei urlare, anche se potresti uccidermi
quando scordi le favolose pillole anche se mi ami.

Potresti lasciarmi stropicciare il cielo
per poi abbracciarmi una volta vuoto.
Dopo le urla potresti coccolarmi fra i tuoi seni
lasciandomi avvolto fra le tue braccia come coperte
suderei un po’, come sempre quando sono triste.

Vorrei ti accadessero cose orrende
così, curioso, per vedere di che stoffa sei fatta.
Sei il mio personaggio preferito.
Scriverò ancora di te.
Il tempo di bere per farti attraente.
Sobrio ti lascerei.


martedì 1 aprile 2014

Carrozza numero 6


Carrozza numero 6. Destinazione Roma Termini. Una suora occupa il tuo posto. Non sorride e annoiata raccoglie le sue cose. L’ha riscaldato da Reggio Calabria e ora deve cederlo malvolentieri. Mi rivolge la parola severa dotata del classico “voi” d’un tempo e regionale.

L'impianto elettrico della cabina è guasto.
Le luci sono spente. Siamo al buio.

Fortuna che non siamo soli. Sfortuna che siamo con due signore over 50; non di età. La bionda e la mora. La bionda è una docente di ruolo di Siracusa che ha insegnato a Modena per 3 anni, a Roma per 8. Precaria in treno per 15 anni.

Famosa "La leggenda della precaria che va su e giù per la scarpa".

Il suo amore è di Benevento ma lavora a Taormina. Avevano amici in comune quando lei saltuaria insegnacchiava a Napoli. Nacque un amicizia, un legame, poi l’amore, poi 8 anni di fidanzamento e infine il matrimonio. Un matrimonio pronto a consumarsi a distanza, senza figli e con tanta speranza. Lui, agronomo fallito per colpa della crisi e dei municipi che non pagano ha deciso di entrare nel vortice dell’insegnamento come lei. Insegna in una scuola paritaria, ha bisogno dei punti carriera. Dice di lavoricchiare, nessuno l’ascolta, bimbi viziati da portare fuori dalla scuola ma poco importa, è la strada per entrare a scuola, per tornare da lei, per avere una famiglia completa e cristiana. La suora annuisce simile a un benfatto stanco, fievole evidentemente dovuto. Ha sonno, dice che il buio le porta il sonno, si scusa e dice “svegliatemi a Napoli”.

Amen.

La mora col petto libero al freddo, maglia leopardo, gambe larghe di cui una poggiata sul rilievo sotto il finestrino. Il telefono non ha mai problemi di linea. Anche in galleria. E’ nonna e non vede l’ora di tornare a Napoli. Commentando la vita della bionda le scappa uno “scristo” ma la suora dorme e lei è priva di pensieri.

Dicono di scendere a Napoli.
Alla prossima fermata qualcuno occuperà i posti circostanti al numero 44 della cabina 6.

Intanto, il viaggio è per le due over 50, ormai come sorelle, tempo di organizzarsi per la dieta. Ciò che le accomuna è la scarsa volontà. Parlano di pillole a 60 euro fatte con estratti naturali.

Possono mangiare tutto dice la mora. Anche il fritto. Il medico è di Ponticelli.

Pensano al bendaggio non invasivo. Bypass intestinali non invasivi. La bionda chiede il recapito. Si dovrebbe chiamare Bussiello. Sembra affidabile stando alle premesse. Nel frattempo la suora passeggia, si copre, prepara lo zaino e non vede l’ora di scendere a Napoli Centrale.

La mora chiama la nipote che pesava 108 kg, adesso partecipa ai provini.

La nipote dice che il dottore è morto.

E lei non si sente tanto bene.

La suora e la mora con la bionda mi salutano augurando buon lavoro. Mi avranno preso per uno che lavora, in effetti, da quando sono sul treno non ho fatto che scrivere; di loro.