lunedì 28 settembre 2009

Ritorno a casa (quella vera)

Scappi con un bacio dalla mia auto d'un tratto diventi concisa,via,sei sparita fra le scale d'ombra.
Guardo l'asfalto vedo vetri luccicanti,accelero per trovarne altri,accelero senza meta,le auto ai miei lati diventan alberi rapidi e sfuggenti,io graffio l'etere con gli abbaglianti e taglio in due la città.
E' notte fonda e la mente implora pietà per il corpo che getta via tutto il buon senso con un soffio vitale,mi spingo un pò più in là,catalizzo la mia marmitta con i tumori trafficati e lego lo spago alla luna,così,un pò per noia.
Lo sterzo è mio schiavo o il concetto è inverso,poco conta,mi destreggio fra i cartoni del mercato, buco le piazze con scie metalliche,punto la litoranea,il rettilineo nella sua semplicità rasenta la bellezza plotiniana,anche se il bene oggi non c'è,nulla coincide se non la morte che inneggia alla vita,si stacca dal mio corpo un settantino di bell'aspetto,cita versi di Rederdy e si innamora di me,vuole una sigaretta,vuole il fuoco,accelero per accontentarlo.
Tu dal satellite non vedrai altro che un muto in fiamme fra una scatola marcia al fianco di una preghiera fallita.

domenica 27 settembre 2009

Ritorno a casa

Mesto guido me stesso verso casa, attraverso la strada senza sguardo alcuno, nè destra, nè sinistra, solo il passo costante e strusciato che lento conduce il misero corpo alla sua bara, il marciapiede è asfaltato e al lato si notano: cicche, filtri per drum, manifesti elettorali a brandelli come l'anima di ogni politico.
Dinanzi al portone in terra vi sono resti di una cerimonia, pesto il vostro riso nuziale, macchio le coccarde con il sangue che mi trascino da tempo imprecisato, mi reggo con il battigocce del portiere, valico una pozzanghera di piscio animale che disorienta i miei neuroni.
Troppo stanco per salire quei gradini demoniaci, troppo inquieto per attendere l'arrivo dell'ascensore, una decisione però va presa.
Ascensore sia, è all'ultimo piano, scrivo sui muri graffiando le mie narici con odori nauseabondi che mi guidano lungo il corridoio, penso a mia madre, alle botte che mia sorella da me subisce, ai pianti, agli esaurimenti, entro nell' 1x1 con specchio malefico annesso, vedo scogli luminosi pronti a sventrare il cuor mio, vedo un volto, gli domando chi sia, canto una canzone, sono stonato, lo so, non canto più, sono in silenzio, muto, causa ed effetto coincidono, tiro un sospiro dinanzi allo zerbino, apro la porta e la rabbia diventa un diritto dal quale non so scappare.

lunedì 14 settembre 2009

Comunisti su Venere!!!!!!!!!!

Sono ancora in ombra le luci della schiena, il fumo del camino canta alla triste sera, non so se sarò mai brillo, se il mio futuro ha un senso ma di certo posso dire che s'ei piace ei lice...
Frugheremo ancora dentro le liste dei baristi, i tuoi dolci controsensi son cigni ammuffiti da anime supreme, lasceremo ai posteri i nostri baci, leggeranno in pochi le penne magiche e frigoriferi tascabili, asfalteremo ancora il muro con bombe nucleari e voteremo per il grande centro che scontenterà tutti.
Ladri di futuro destatevi alla svelta che i vostri onirici sogni presto svaniranno nella cupa sorte di chi a sberleffi prende il karma, verrete surrogati da politici papponi e ministri in mini gonna, sarete anonimi portaborse senza applausi o titoli adeguati al precedente tempo.
I tuoi occhi brillavano al buio-la mia prosa è un perenne background in cerca di gloria umida-il carro ti conduceva da stelle balbuzienti al tuo arrivo, io mortale ti aspetterò che tu sia con i comunisti su Venere o con un sigaro su una Panda, io ti aspetterò costi quel che è gratis...

giovedì 10 settembre 2009

La Compagnia della Morfina

Il nostro fortino era semplice melma con aste di ghiaccioli, distribuivamo le tessere del PC in cambio di qualunque sputo usato, pochi stracci ricoprivano le nostre miserie, ma nonostante ciò neppure il laser poteva scannerizzare le nostre menti, eravamo semplicemente disagiati, malati, ma con orgoglio.
Provinciali strafatti del tutto assuefatti, ridicoli e larghi ZAMPAVAMO le strade del centro storico come gangster o meglio come le pistole dei gangster, piccoli tumulti si sentivano fra le ortiche dei nostri cervelli, erano i gradini scalati per giungere al ventricolo del cuore nervoso, era l'anatomia sfalsata dei nostri sintagmi incarniti nel vento settembrino.
Non c'era nulla di fantasmagorico, solo quiete, niente di sommesso, solo quiete, nulla che potesse scalfire l'euforia malinconica, solo quiete, eravamo una piazza, un locale, un bar, un muto, dei calzini oppure pettini per cicatrici, ma prima di tutto eravamo la Compagnia della Morfina.

lunedì 7 settembre 2009

Non ci arresteranno mai

Andremo ancora al cinese giù ad Oslo, parlando di miniere da rottamare fra le auto parcheggiate per dondolare, costruiremo il re degli Inferi con i tuoi poteri e le mie repressioni, siamo sadici come gli orsi con le pantere di metallo, saremo vacui e morti con sorelle di pane alla vitamina, baceremo le cugine del filo interdentale, lustreremo le scarpe ai traghettatori, resusciteremo fra le tequila e dromedari, investiremo nei centri sociali e falliremo senza eguali, mai più geleremo dinanzi al fuoco materno, ricordi? Riempiva i cannoni con grammi e milioni di santi, saremo cruscotti malefici e moriremo ogni volta che vuoi...per questo domani ti sposo nel supermercato, le strisce pedonali ti condurranno all'altare, la polizia ci seguirà nelle estreme unzioni, ora divorzieremo con le segreterie telefoniche e avremo figli da ammazzare...per questo domani ti sposo...non ci pagheranno cauzioni ma nonostante la galera e le chiavi in gola...non ci arresteranno mai...

mercoledì 2 settembre 2009

Vendetta fatta in casa

Alberi di fuoco, le fiamme spaventano e orientano i passanti un tempo distratti, chi si cura della notte? L'alba fortifica le ossa e i panettieri tornano dalle discoteche infarinate a strisce su specchi nel forno delle minigonne a microonde.
Se non lo sgrollo non è giorno, di certo mi alzo al tramonto nel frattempo faccio lo spazzino, osservo i semafori e attendo il mio mestiere, se tutti lo facessero sarebbe meglio? I sanpietrini ululano dinanzi al boia, pronti ad essere flagellati mischiano le carte burlandosi delle favole dei vostri orgasmi. L'auto è appannata, qualcuno bussa, chiede soldi o riscatto? Niente di che solo un altra lampada che si sogna stella.
Le VOSTRE false promesse s'affollano nel pentolone che ribolle ed è pronto a sterminare i VOSTRI averi, i VOSTRI figli vi bruceranno vivi, mangerete pezzi della VOSTRA stessa carne infilzata da aghi per ottimizzare le prese dei nostri spuntini, non sarete mai soli ma vi sentirete smarriti nella VOSTRA dimora, gli indigeni saranno coloro che ora in affanno si reggono a stento irti, le zolle sincopate vi spartiranno moglie e famiglia e non avrete più alcuna rendita sicura.

martedì 1 settembre 2009

Canzone del sarà

Le urne teleferiche addobbate fra le miniere-cantano a squarciagola panni multicolori-presto il mozzo avrà il figlio timoniere e tutte le lanterne saranno luminosa ombra per gli irradiatori-che gli ridono pure addosso come fossi nei pianeti rossi completi a tiro nel rosso petrolio zaffiro-e che pianghi pure il cielo tra i dossi-color pece tra gli alberi che pisciano dallo Shakiro.
Il sorriso di una cometa sarà l'occhio dell'artigiano-sabato sarà banale ma festeggeremo-con cori masterizzati e catene del fusto di un caimano-tanto si sà pulluliamo in ciò che saremo.
Nuove labbra in foto all'insalata-l'oceano presto soffierà sulla strada-faremo gli autostop con i cervi-saremo lucri di falci metereopatiche-attaccheremo le lampade per vedere l'azoto e i ribelli.
Nelle liste di centro ci sarà Ezechiele-ci fingeremo preti e apriremo un locale-con tavoli a forma di San Michele e tutti dovranno pagare alla cassa e all'altare.
I morti non saranno mai graditi-gli ospiti potrebbero grattarsi i cellulari-avremo un sorriso lungo i fiori conditi e faremo festa con tutte le tenere liceali.
E che si fotta pure il tesoro del domani-noioso flagello della curia dei presuntuosi.