sabato 29 gennaio 2011

Ai lati d'italiA

Il paese dei santi s'assopisce nel vilipendio ulceroso, nel mistico del degrado, fisico e morale che sia, correlato e consequenziale. son rime da software inverti le parole, ed ecco privo di candore la soluzione, hai il tuo indice alfabetico, è questo il poeta cybernetico. 
-Chi ha urlato?- strillò un uomo contrariato. -Son io figlio di Dio, populista moderno con Marchionne mi unsi d'eterno-
-Eh! I tuoi corbezzoli son stanchi, rivisita i capezzoli al prezzo di scafo!- rivisitai i capezzoli nella fosca, fra i teli vidi una lite, s'era messa la sera chiese la ragazza, si mi ripeto è colpa della cistite! 
Il poeta si diverte smisuratamente, trallallero trallalà, disse triste Marzullo, da sempre mi domando se lurido e vermoso abbia una moglie. Tra le poesie di Bondi scorsi un verso, fra i mille non-t'amo e i migliaia di contenti ti voglio bene, vita vitale...si riferiva al suo amore homossesso, al suo padrone che col guinzaglio lo frustava, forse era vita virale, contagio di un'esistenza superflua e dannosa. Un rapido quadro: chinato da un bastone, L'unico Boss Virile, questo è il suo anagramma, chiese voti per un pò di pane, la ragazza chiese il sesso per un pò di castità, tutti danno e meno traggono, più danno e meno prendono, prima lo si impara poi .....trallalero trallalà e cade la casa, trallallerò trallalà non hai più fiducia, trallallero trallalà e Marcuse si fa inferno. Eros e inciviltà un testo di Menabò De Sanctis, una pubblicità sperimentale in un romanzo FIAT, le insegne della CISL dicono: meno tutela e più vantaggi. I pubblicitari corrono a fare ctrl+C e poi ctrl+V, ci disegnano su in corrispondenza al meno tutela un ombrello verde e al più vantaggi un codice a barre. Poco molto poco resta di questo poco....nessuno se ne rammarica....piano molto piano scivola piano ma non cade...piano piano. La vecchia sbarra la porta, Porta la vecchia sbarra e la porta sbarra la vecchia. Questi sono i tre poli Ai lati d'italiA. E' questo che conta.

lunedì 17 gennaio 2011

Circo funebre

Scrivo in trasferta questa sera, sono sempre gelido fuori ad un balcone meridionale, un uomo sbuffa del mio naso rosso, forse è fuori luogo, lui è senz'altro fuori luogo. Al cimitero c'è un asiatico di Pozzuoli con il parrucchino che mi offre il cappuccio mentre fa un numero con le carte davvero impossibile, rifiuto, sfrecciano a grande velocità dei nani con corni sul collo e una bici verticale. Una donna cannone seducente ha il velo nero piange il suo marito Giorgio Accendimiccia, è la prima volta che lo abbandona senza più ritrovarlo. La donna conosce dov'è il corpo del marito in bara con Hans RuotaPalle, è sotterrato sul posto di lavoro, il circo migliore della città. Corre saltellante una giacca con righe rosse e bianche verticali e un lecca lecca come bastone, dice di possedere il maggior numero di accenti possibili in un nome, vallo a capire. Gli uomini delle tigri, molto truccati e dalle lunghe chiome hanno un po' di grasso in eccesso, le divise non gli entrano e qualche tatuaggio si è sbiadito. Sono sempre duri, le cameriere col vassoio di cocaina li rispettano ancora, le pin up li annusano scodinzolanti e il padrone ordina giochi proibiti. Una musica da circo viene suonata lentamente e i passi quasi non li sento più, pare di girare un film con focalizzazione interna zero, tutti scorrono in vesti arcobaleno in un aria grigia, il vento arde e le cravatte si inscuriscono, qualche fiore dalla giacca mi bagna. Una donna con le piume di pavone e un altra coi capelli lumaca mi appoggiano, quasi fossi inerme, su un davanzale, tutti mi guardano con fazzoletti miopi, con lacrime da frigo li vedo di lato, sono in orizzontale, penso di essere morto. Un uomo mi guarda con disprezzo, è indignato, è lo stesso dell'entrata. Avrei voluto salutarti. Padre, o padre.

sabato 15 gennaio 2011

Schizofrenia paranoide al pancreas

Riempio con queste righe gli spazi, per deviare la mia libide altrove come chiunque, un succo gastrico è bloccato alla laringe e non sale nè scende, è un ragno saporito, le mie papille gustano le sue piastrine, lercio rallento la fusione ontologica del pancreas. Scrivo per colmare gli spazi e bloccare il tempo, rendere indelebile e immortale come qualunque parola o disegno dalla preistoria, come un siriano fantastico su tappeti di canapa, su mocassini aerei e fiaccole serbe. Sono solo poche parole, poche porche parole. Il professore di Cinema conosce la materia consapevolmente ma è distratto e percepisce solo il vero della sua finzione, s'addentra in tecnici discorsi trini e sabbiosi dai quali non riemerge e smette d'esser ramingo. Risveglio le tappe dell'esistenza annullandomi, in una stanza vuota colmo i muri con scritte, divento schizofrenico paranoico rileggendole, chili di scontrini nei miei cassetti, ossessivo compulsivo, questi si rompono cadono ai piani bassi dove l'acqua dei bagni è ossidata e marrone, capisco cosa devo aspettarmi dal domani. L'elezioni regionali filtrano nella cupola, urta il fatto che scrivo di loro come fossi a un bar. Metropolitamo è pronta per il 2015, la scarpa si fa minerva e la sigaretta è accesa, ora ho da fare questa è l'ultima poi smetto, in barba a Zeno già lento tremo. Raggiungo Neve e i sette lupi nelle ginestre vesuviane e cambio stato. Vado all'inferno, Messico aspettami devo parlarti. In questo stato di crisi, dimostrato dalla televisione accesa, guardo le pubblicità e sono convinto di non esserne persuaso, non sento mitra minacciare i miei neuroni, la cosa mi turba. Riprendo i miei pensieri lungo la strada, viottolo per il mare deandreiano, il pastore servo è come me, legge Joyce e canta messa nei dialoghi. Compaiono delle immagini, tutti leggono dei fogli, pare utopia, l'editoria ha raggiunto un risultato, leggono assorti, chi sorride, chi sghignazza compiaciuto, chi in lacrime bacia i suoi bambini e chi strappa la carta indignato. Ecco, come liquido seminale in carica, prima dell'orgasmo, gli occhi godono di un'estasi irripetibile, poi quasi tutti vanno alle poste, è tempo di pagare le tasse. La delusione si concretizza in definitivo quando al termine compare scritto: Poste Italiane, da sempre con te. Mai più leggerò se non ad occhi chiusi.