sabato 19 luglio 2014

Improvvise città


Dilapidare matrimoni lungo le rive dell’oceano, intrappolare lo spreco delle gocce dal rubinetto pubblico con una guarnizione in gomma. Riempire taccuini nel tentativo di descrivere il vento, i venti, i sospiri e i sussurri. Annotare la lista della spesa per sgomberare il magazzino dei pensieri. Stanchi di perdere ancora la fermata dei missili spaziali. Viaggiare lungo un sorriso di un’ancella, soffiare i suoi capelli come foglie, ondulanti versi colati sulle efelidi estive. Saltellare tra fontane chiare lungo i campi fino a calpestare improvvise città. Nuotatori dilettanti spalmati su quartieri dorsali e miserevoli strade. Rimbambiremo le nuvole figlie dei treni, tra le mani c’è l’intelligenza, maestra artigiana dalla luce fiacca ma prolungata e presuntuosa del dio futuro. Giocolieri annoiati ci rallegreremo sotto le cascate metropolitane dei panni inzuppati del terzo piano sotto cui laveremo i nostri visi, i nostri vestiti, i nostri corpi. E infine torneremo alla panchina, come ogni notte, dove saranno nuovi i sogni di cartoni riscaldati per fare l’amore con le malattie del posto.