lunedì 27 febbraio 2012

La quadriglia


Le curve si abbreviavano lungo l’autostrada dei fantasmi, giuro di averne visti tre, nitidi e familiari, inquieti quanto me; solidi. Erano lì senza braccia appesi ad un palo, con lacrime ubique sui miei occhi scendere nei loro. Volevano la morte, le mani folte e prospere di verde erano già lontane, l’amico diede un colpo di tosse, poi un silenzio tutto attorno. L’auto comincia a suonare, non è la radio, ci adagiamo nella macabra esperienza; canticchiamo. Siamo in tre o in quattro non ricordo, vedemmo morti risorgere e parole sottrarsi dalla pienezza esistenziale, un’aura o poco più, forse è giorno; forse è solo un sogno

sabato 25 febbraio 2012

Assonanza finale


Lì, lungo il cammino, un gruppo di piccioni che confabula, sebbene siete brutti come un piede, non ho alcuna voglia di traumatizzarmi perché uno di voi non si scansa dal mio cammino, imposto prepotentemente, che non riesco ad arrestare. Se mi fermo penso, pensare troppo mi uccise quasi una volta, preferisco i lavori meccanici, di quelli definiti precisi. Sportello delle scommesse, responsabile di un'ascensore o anche di un cimitero.Il mio massimo impegno cognitivo sarà il cruciverba. Proseguo con l'auto brilla e le ruote alticce e raggiungo il parcheggio domestico: i gufi accompagnano il panettiere alle consegne, mi saluta ed io con educazione gli faccio un cenno col mento. L'alba della luna che sorrise ebbe una diagonale felice; Venere e Giove bei pianeti, quel giorno furono profumati più che mai. Gli occhi, schiacciami gli occhi, non baciarmi, schiacciami gli occhi, la resistenza si rinnova contro i nemici di classe in forme antiche, nella fotografia ti eri pisciato addosso, perché ti piace tanto? Un morto ha tanti discepoli, tanta veggenza e pochi figli, quasi tutti lo rinnegano. Non avrò assistenti, bene che io sia bidello e tu segretaria, basta che il cervello faccia silenzio e tutto il resto scompaia.

giovedì 23 febbraio 2012

Non dire mio


                                  

Non dire mio amico mio, non esiste, è una strada errata. Me lo dicevi con una birra, poi con un cognac e infine a tutt’assenzio. Eri sincero nei tuoi conflitti, dicevi: la carta d’identità mi opprime, fare il biglietto in metropolitana pure, io voglio la terra. Tu con lei sei un tutt’uno, sei la radice stessa, il cuore pulsante della terra, non rossa, quella sì che spaventa, e poi ha un sapore strano. Non mi scrivi più, dici che il word ti deprime, lasci bottiglie vuote senza messaggi, eppure hai molto da dire. Dici che non riesci ad esprimere quello che hai dentro, ti fa triste, ti scoraggia, ti fa brutto. I tuoi studi ti hanno ricondotto alla terra, senza citofono hai costruito una casa di legno, una piccola cooperativa dove si lavora, non si fatica. Vorrei raggiungerti, un anno sabbatico per l’Ulisse di Joyce nel tuo mondo Felice, ottima scusa. Ma la piccola Libertà non veste di penne d’uccello, ha bisogno di me, ha pochi anni sulle spalle. Scusa se la vaporiera prosegue ed io con lei, ma son famoso; ho una figlia che m’aspetta.

mercoledì 22 febbraio 2012

Precisazioni

precisazione uno: C’è chi nasce di notte e chi muore ogni giorno. Nel mezzo, come molte sere da qualche anno a questa parte, da qualche parte su un pianeta indefinito, qualcuno, non importa chi sia, nell’insonnia cronica legata a qualsivoglia motivo, desideroso per qualunque causa di distrarsi, non importa chi sia; scrive. Per essere più precisi è devoto alla Scrittura.
precisazione due: senza non saremmo niente

domenica 19 febbraio 2012

Stupido non ridere




Ci perdiamo, ci confondiamo, ci arrestiamo o proseguiamo a ritroso. E’ una vita incontrollabile nella sua lentezza, inesorabile a gocce scende perpetua giù a fondo. 

E’ un bisogno di attenzioni e cure, spesso meschine come troppo se mi vuoi bene piangi, riduttive, piccole. 

Un mondo fatto da poche persone incollate con un’idea, uno stereotipo, un genere, un archivio, uno scaffale, un foglio,una serie di lettere, un codice, un punto. Un sentire continuo di equilibri inesistenti, a pezzi di pazienza e tolleranza assorbita dalle atrocità dell’uomo. Piccoli e testardi, minuscoli e ottusi ci perdiamo nell’inutilità dell’amore, del legame affettivo, dell’amicizia storica. Per loro siamo disposti a cambiare, a mutare, a fare, a dire, a difenderci, a respirare, a morire. 

Siamo granelli che in contrasto fra i propri interessi scivoliamo nel petrolio; ci sporchiamo diventando ricchi. 

E’ una storia breve, di poco conto e che non sempre vale la pena di ascoltare. Non tutte le intelligenze sono utili a progredire, alcune vivono di solo regime; il proprio. Bisogna sapersi bastare, dire una parola in meno e passare un’ora in più con se stessi, se si cerca gli altri perché non si è in grado di stare soli, cercare la compagnia diventa immorale. 

La prossima Repubblica sarà diversa con assessori all'ottimismo, al pessimismo e al realismo. La prossima Repubblica sarà diversa, ci saranno i sognatori ad occupare le poltrone e gli incompresi a dirigere le orchestre, i preti a far casino e i bambini a predicare il bene. Stupido non ridere.

soundtrack: La repubblica del sole - Ettore Giuradei

sabato 18 febbraio 2012

Shock osmotico

Calda e affettuosa la notte alita sul collo, sull'inguine e sulle caviglie; la temperatura è quella giusta. Rinchiuso fra queste quattro mura spesse di ricordi e rimorsi provo a respirare; sono quattro mesi che non esco. Come un topo con le vertebre mi infilo fra gli spazi più inconsueti; non mi troverai nelle piazze. Nel nitido presente provo a ricordare, ricordare; provo a ricordare. Il perché sono qui non so, poco o nulla faccio, getto cicche dalla finestra, o meglio dal buco/luce, ostile nemico. Un po' di introspezione: vivo la drammatizzazione dei gesti elementari. Mi affanno ad agire, commisero nell'agio, penso molto; tanti labirinti da percorrere. La mente si affolla di Geni familiari che pongono quesiti elementari:
Che cos'è il vero? Ho chiesto a Pilato, sono in attesa di risposta intanto ti dico:  nulla di che, una tacca sotto il sognato.
Che cos'è il piacere? Un desiderio non un sentimento, un massacro inumano: vivere è per sua natura uno stato violento.
Che cos'è la noia? l'abitudine da interrompere col sogno, con l'oppio e il dolore.
Geni non mi conforta parlare con voi, dove posso trovarvi così da evitarvi? in Islanda o in qualche liquore generoso.

sabato 11 febbraio 2012

Misantropo al Crepuscolo


Quante volte ho ferito con l’html, quante volte mi sono scottato con la tastiera e il suo ordine di lettere caotico. Quanti materassi ho rotto prima di soffrire, di morire un po’ ogni giorno, senza né alti né bassi, ma solo con un lento sfiorire. Questo post è prossimo al silenzio, nessuno slancio vitale, la mia, caro bit, è fiacchezza esistenziale. Estenuato dal mondo e dal vivere ciclico e cadenzato, dall’io e dai suoi complessi, slego i lacci dal doppio nodo e tolgo le scarpe, una per volta, prima la sinistra e poi la destra. Via i calzini, puzzolenti e lacrimanti come quelli di un poppante. Un rosario sussurrato al centro commerciale. Scalzo, i carboni ardenti, il mio corpo spento s’arde per un momento, poi via cenere d’un coso con due gambe e un naso chiamato marcomastrandrea. Cullo nel fuoco; libero nel fuoco m’adagio, voglio adagiarmi…voglio adagiarmi in un tedio che sia infinito.