mercoledì 11 giugno 2014

Formiche


Formiche, siete ovunque. Siete milioni a edificare le vostre grandi opere nella mia stanza. Se almeno pagasse l’affitto. Sapete, i tempi non sono dei migliori per le tasche dei contribuenti. A proposito ho trovato dei vostri parenti anche lì; dicevano di essere i cugini maggiori, stavano lì, nelle scarpe, anche se non credo abbiano resistito allo smog dei miei piedi.

In ogni istante, siete con me. Mangiamo insieme, o meglio, come un divorzio clandestino, rubate gli alimenti di continuo. Sono cosciente di essere la vostra sopravvivenza. 

Mi seguite fino al bagno e spesso cadete nel lavandino, su questo volevo dirvi che non c’entro niente, anche se vorrei. 

Quando dormo marciate lungo la collina che è la pancia mia, ma forse è pura immaginazione, insomma producete suggestioni; è come se percorresse lunghi cammini ogni notte per fare capolinea nei sogni miei.

Quando c’era lei, però, eravate confuse, altro che una grande squadra operaia, mie piccole guardone certo sembravate cicale mica pezzettini neri dal capo chino. Vi ho visto appostate sugli spalti della libreria. Ho visto anche che provavate goffe a imitarci: la vostra invidia glorifica l’essere umano e il suo sudore.

Ora che lei non c’è, siete di nuovo organizzate a passo militare e con rigore sovietico pronte a rovinare la pace mia, in fondo, avete ragione, è un ambiente più adatto a voi che a me. 

Con lo sguardo ispeziono la stanza

Guarda cosa hai lasciato in giro, sciafarazzo di provincia che non sei altro: cicche sul letto, lenzuola sporche, il cuscino giallo, libri e giornali in terra fra croste di pizza e i cartoni del corriere, lo spazzolino più adatto al water che ai tuoi denti, lo shampoo colato sopra il riso della settimana scorsa.

Mi sento ospite, ma quanto è intorno alla stanza, l’ho costruito io. 

C’è di tutto, ci siete voi e i miei disordini, manca solo lei. L’ho accompagnata lontano e una volta andata via, dopo di che mi sono diretto al supermercato per acquistare l’insetticida. Ho scelto il più costoso, perché letale, ma soprattutto spietato.


Lungo il ritorno, mentre percorrevo la grande collina, ero così piccolo, vestito di nero in conflitto col sole, come voi pensavo di venire schiacciato da un momento all’altro. 

Credetemi, avrei voluto uccidervi, ma poi ho capito che non mi importa. E quindi, care amiche di un’estate, sapete che vi dico? Avete vinto. Bandiera bianca per me. Tenetevi pure la stanza, io non torno più.


mercoledì 4 giugno 2014

Una minaccia meravigliosa


E buonanotte a chi ha sonno dopo aver mangiato dal nonno,
a chi ha ancora fame e chi ha bevuto di traverso.
Buonanotte a chi sorride, a chi perennemente
vortica tra nord e sud e non viaggia in prima classe.

E buonanotte a chi maledice il padre eterno
Mentre gioca alle macchinette con pausa sigaretta.
Buonanotte a chi si buca ancora, fuori moda
mentre lascia la figlia fuori scuola.

E buonanotte a chi comunque cresce e sorride
anche sotto bombardamento.
E buonanotte a chi silente urla senza chiedere voti.
Buonanotte a chi con forza parla di odio di classe come Edoardo.

E buonanotte a chi lavora 68 ore la settimana,
ma quante ore ha una settimana?
E buonanotte a chi è pagato 1,85 euro l’ora
e a chi non va in fabbrica perché ha studiato e ci crede ancora.

E buonanotte a lui che al telefono riceve una proposta:
50 euro al mese per fare la telecronaca di pallavolo.

E buonanotte a chi traina chi non vede
e ogni giorno gli pesta un piede.

E buonanotte a chi dorme
mentre la casa si allaga,
presto i boy scout busseranno al citofono per dirgli:
chiudi il rubinetto, le piante sono piene!

E buonanotte a chi ti rivolge il dito contro per dirti cosa?

Nulla se non una minaccia meravigliosa.