lunedì 29 ottobre 2012

Abbandono

Lasciavo parole su
fogli, scontrini,
pezzi di cielo, persone.
Avevo la miseria in tasca
le scarpe in fuga
e la giacca a vento.
Non respiravo bene
palpato dall’arido,
carezzato dal fruscio di 
muri, vetri
ospedali, cartoni.
Una lunga autostrada
ventricolare, un bacio al
barbone, alle colonne
greche urbane.
Respiravo fra le braccia
di casa, fra il ragno saporito e
l’albicocca crepuscolo.
Del timido altro
respiravo quando
lasciavo parole
al vento, a dio
al cuore. Morivo
appannato fra le vesti
di seta, fra il sottile
Incolto. Morivo di noia,
nell’oblio del pianeta
disadatto.

giovedì 11 ottobre 2012

Istruzioni per uso


La soluzione è centellinare le emozioni, spalmarle, stenderle lungo l'arco che compone la tua vita. Altrimenti quei pochi strati si assemblano in un'unica fase e il resto della tua vita è impastato da ricordi idealizzati. Una cosa al giorno, un turbine di tam tam quotidiano, noia e disattenzione, periodi ipotetici e inautentici. Cogli l'istante e scomponilo come un mosaico, prosegui nell'immaginario, non vivere troppo, scrivi. Non essere infantile per lungo tempo, rischi di cercare l'anima nei giocattoli, rischi che i giocattoli diventino persone adulte come te, che ancora non sei ma di fretta giochi a possedere e scartare. Non essere a lungo ragazzo, ma conserva l'occhio nuovo e malinconico con cui hai vissuto e hai provato l'amore. Sii uomo e a lungo, ricorda quando hai smesso di essere ragazzo, ricorda il dolore che ti ha smosso e relegalo ai bordi dell'universo. Di tanto in tanto affacciati oltre il tuo io e le tue piccole ma grandi relazioni sentimentali e sociali, ricorda il dolore quando l'hai provato, affrontato e superato. Cancella le persone che ti hanno ucciso per farti rinascere, vivi nuove vite nei tempi indotti dalla composizione universale, rimuovi i momenti brutti e il singhiozzo della paura dinanzi al futuro, togli, sposta, istruisciti ma non cancellarli. I momenti sono tuoi, il tempo no, vivi quanto ti è concesso. Se vita lunga sarà dosa il respiro, i pasti e i sorrisi. Se vita breve o fulminea che sia, piangi della morte ma prima balla insieme a lei, inaspettata quanto bella, ilare e gaudiosa nei suoi affetti. Balla con il neonato, lo storpio e il malato. Sappi che lei è equa e democratica, balla con tutti senza distinzioni eccessive. Vivi, se è per poco lascia i tuoi saperi come gioielli a chi ti ama, se è per molto costruisci un impero e donalo a chi non parla, a chi vende la tela del mondo sotto le spoglie di un mendicante, al bambino maturo o al giovane senza esperienza. La soluzione è avere un buon libretto con su scritto le istruzioni per l'uso, piegarlo e farlo volare come facevi alle scuole medie durante l'ora di religione, basta avere fede.

mercoledì 3 ottobre 2012

Dialogo da grande


Dopo i due caffè divisi fra loro due, i due come è solito ogni volta si accendono una sigaretta con l'accedino, pare che dopo anni questo resti un atto illecito da trascorrere in intimità amichevole. Accesa.

Ti dicevo che forse ho capito cosa voglio essere da grande.
Cosa?
Uno scrittore.
Cioè, che lavoro vuoi fare?
Scrivere
Sì, ho capito, ma vuoi scrivere libri, vuoi che i tuoi libri siano venduti?
No, voglio scrivere
 Se scrivi libri non scrivi?
No, non voglio scrivere per sopravvivere ma voglio scrivere per vivere.
Allora vuoi scrivere sui giornali?
No, voglio scrivere.
Sì, continuo a dirti che ho capito, ma anche il giornalista scrive.
No, non voglio scrivere perché devo scrivere ma voglio scrivere perché voglio scrivere.
Ok, non ho capito.
Allora, ti replico la risposta, prima alla prima domanda poi alla seconda: non voglio scrivere per fare lo scrittore ma voglio scrivere perché voglio essere scrittore; non voglio scrivere perché devo scrivere ma voglio scrivere perché voglio scrivere.
Mi puoi dire cosa vuoi essere anziché dirmi cosa non vuoi fare?
Non voglio fare lo scrittore ma voglio scrivere perché voglio scrivere e quindi voglio essere uno scrittore
E’ come fai a sopravvivere?
Te l’ho detto che non voglio sopravvivere ma voglio vivere.
E come fai a vivere?
Scrivendo.
E’ questo sarebbe uno scrittore?
No, questo sono io-scrittore.


I due spengono la sigaretta, un colpo di tosse e prendono il passo verso le rispettive stanze con le mani legate dietro la schiena, la coppola sopra la testa e il bastone che accompagna le loro stanche gambe all'ospizio in cui risiedono.