domenica 22 maggio 2011

Il calamano digitale

Qualcuno ancora mi legge, spera in una mia maturazione, nello sbocciare di uno scrittore, che questo sappia: attende invano. Cresco fra l'inerzia esistenziale e il perdurare del mio guscio e delle sue allergie. Le notti insonni si susseguono e compongono questo diario pseudoindividuale, racchiuso in sé e in ogni male. -Come va?- nei post con lo sputo qualcosa ha un senso, un soffitto significa chiuso, sicuro e no cielo; il cielo si fa scuro neppure i cani predatori fra le auto, qualcuno si dilegua ma è poca cosa. Pochi spazi, il calmano digitale a singhiozzi prosegue inesorabile, lento e incapace come un sindacato. Fui adolescente e non, più tempo mi ci volle e la sigaretta si spense, in mille ceneri spesse, ingrumate in quel microscopico spazio. Il silenziarsi del minuscolo operaio di cui tutti si farciscono la bocca, il perdurare della crisi a cui tutti si attaccano per far affondare i nemici, le azioni che non ho comprato perché ero a un corteo, la banca del compagno di lotta. Non morirò, la fuga mi uccide, sopravvivo. Non vivrò, la morte mi scruta, sono moribondo.

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