domenica 8 novembre 2009

Maleducato

Retto su una lama la mia penna elettronica torna a strafarsi di mescalina e nitroglicerina, di tumulti e dadi raffinati. L'editoria senza confini straccia quel che di cielo era rimasto, per ogni vampiro ucciso con proiettili d'argento c'ho perso un po' di cuore, gli infarti son lontani, il sentiero è ancora lungo, avere vent'anni ed essere nè poeta nè studente non è poi così un buon affare.
La pelle è priva di piacere, le tue labbra vegetano sulle mie, eppure i crateri del corpo mi rendon men che morto-riprovo-acrobata triste cerca brigatisti e proprietari di visi, precursori di fantasmi e candidi sorrisi.
Eppur la pelle cangia stile gelando i vecchi umori in pensione, si riattiva il pensiero dell'immaginario, il giardino incantato è forte di streghe e folletti curiosi, fantini e versi mancati, azzurro e sereno, chiarore apollineo e oscurità dionisiache, le bimbe allegre e i sentimenti più semplici.
Il karma non è altro che superstizione intellettuale. Io l'ho ucciso e sono ancora vivo, respirami Dio e avrai un senso, senza remore o timori odio i passati e i nuovi, vivo per pochi spicci, suono e canto sull'avorio del tempo, tolgo i fermi al piano e viaggio sotto l'uragano.

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