martedì 17 novembre 2009

Urla Invernali

La neve bianca trasuda sul viso di lei, composta ed educata stringe a sè il suo angolo di cielo, lo difende come fosse gravida, lo ama perchè di lei è casa.
Il mio volto trasale migrando la mente verso Olimpia e i detriti, gli incidenti sull'A3.
Frugo fra i mondi sommersi nei quali è lei la guida, la fatale, la maestra, tanto in vita quanto carnale.
Derido tutta la notte che si propone innanzi al tempo mio,sberleffo le cucine e assaggio i vini delle cantine, proseguo violentando la chitarra in una notte cruda, aspettando Venezia e le sue blu sirene acquatiche.
Ricordi i furti scanditi in valzer viennesi, ci riparammo in alberghi slovacchi contemplando i soli ricci e la Venere rugosa anch'essa in fuga da sè stessa, gli specchi la tormentano, tu imponi di giocarci, ritrovo la mia Valchiria zeppa di sorrisi deficienti e trappole per topi sottili.
Assapori il suo corpo, tu m'imponi di leccarle il dorso, mi rifiuto, mi frusti, obbedisco.
.....
La sigaretta fine ti accompagna nel quadro svanito in un attimo, resterà in fondo solo un microsecondo nel quale giocammo con il sesso lasciando la neve a domar sul tuo viso in quanto non capace della tolleranza verso il macabro silenzio.

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