martedì 10 novembre 2009

Pianto alla cocaina

Sono a letto, giorno tedioso quel che è appena trascorso, solo la bus stop mi ha reso felice, d'altronde si punta a sopravvivere.
Il buio della stanza vortica la mia concentrazione in distanti pensieri che martellano il ghiaccio invernale fino a frammentarlo e rendere aguzzo metallo ciò che non era e la sua infiltrazione nella schiena pone m3 restio alla vita.
Un rumore di passi sul pianerottolo, il battigocce spiazza i passi e non scandisce la coerenza beffando la percezione degli eventi, un ombra furtiva s'accompagna lungo la cavalcata, gli zoccoli del cavallo inciampano sul motorino, ma nessuno mi verrà a trovare, ho annodato l'ora dell'attesa legando le stagioni, ho alitato con il cuore l'anima speranzosa di felicità.

Sguscio via dalle coperte, infilo le babbucce, pulisco con calma gli occhiali, a passo lento seguo quell'armonia che un attimo fa graffiava le orecchie violentando i miei sogni.
Ecco, è lì, l'attendo al semaforo bianco, lievito su un cratere di formaggio, la mia auto in sosta, la sua auto a piedi mi investe, corro in una valle di sangue, Tasso mi salverà, lei mi salverà, l'assassino è dolce e io son furtivo, il rovescio è ciò che tiene in vita,sono vivo grazie allo sporco, ave pianto alla cocaina...

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