sabato 28 novembre 2009

Le sigarette antiche

Rastrello le case che ti sono intorno, trasporto le tue gote fra gli Autogrill malati, le foglie insecchite e i parcheggi gratuiti. Sgocciolo le tue fatiche al limite, striscio via fra i continenti più assurdi, cambio il volto ad ogni cosa da quando respiro le tue gabbie. Le tue gambe.


L'alba melmosa accostata fra noi sul far del dì, le cinture di sicurezza non ci proteggono dalla costa, ogni pezzo di mondo ha un cartoncino cristiano. Ti vorrei ma i citofoni sono inutili. Busso alla patina del dolore, la luce acceca, il profumo esplode, il quotidiano è risurrezione.

Lei si intrufola nella Dublino ubriaca di risa e silenzi meridionali, la malinconia non scappa per te è fuggire, filtro della tua quiete rissosa. La pelle avorio fra le efelidi di un centro commerciale raggruppano stelle per bus organizzati, la lista è a casa, entriamo alla prossima lezione. O forse no. Impariamo d'altro.

Gli arbusti intorno e le sigarette antiche descrivono gli alberi azzurri mai così strafatti fra gas e medicine, come è bello il mondo quando insozza la pelle tua bella. 

Non liberarmi dal tuo tormento. 

Restiamo ancora un po' in silenzio, piangi ancora un po' prima di ridere di gusto, in fondo hai ragione, l'hai sempre avuta sulla pelle. Non dirti è bello.

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