domenica 2 agosto 2009

Signor Censore

Vuoi davvero parlare del tuo primo hashish o delle continue soluzioni al cortisone? Vuoi afferrare ancora i tombini come gusci o abbracciare le labbra al tramonto? Ti seppellirò ancora una volta per dar fiato alle tue ambizioni, le lavatrici fuori i portoni, il riciclo dell'ambiente malato.
L'asfalto fuori la parete si affianca alla scuola di ballo, sbirciare, annusare, tessere cartoni fuori i tabacchi, vendesti sale ai romani sapendo bene i loro affari, passasti per Cartagine accanto ad Einstein e giapponesi in collasso.
Partire, tornare e ricominciare, il ciclo che mai passa e tardi arriva quando è in dovere, i diritti delle chiese bruciate da manifesti italici, la prima qualità del pony è che mai cresce, la mia è che lo ammazzai, Peter cerca ancora oltre la bara paterna, Matierno brulica di facce assai note.
Non sarai mai più figlio di una lavandaia, le bolle le lascerai ai prosperi, sarai falegname della tua bottega, fuggirai con Cuba verso una barca, i remi saranno dispari e la Berti sarà triste, il patetismo della divisa, il padre fuori dai coglioni.
Parlerai ancora di metafore fisiche o fonderai parole come fra le imprese di malto, succhierai ancora Popper fuori dai cantoni dove baciasti il tuo primo lupo, canterai ancora di farse e commediografi, masticando le nuvole figlie dei fiori.
Chiuderai le tue finestre fra le scodelle fumanti, morirai fra le pannocchie e il divorzio, lasceremo tutto a chi vive come noi mutando intanto in un foglio e un pezzo di via...

Nessun commento:

Posta un commento