sabato 22 agosto 2009

Ombelico floreale

Piazzo la bomba, scappo, fracido di vergogna, scrollo la menzogna dei suoi occhi con un pesante sospiro, provo a provare sentimenti, soffoco.
Piazzo la piazza ai miei piedi, guascone di periferia annaspo nella letizia autunnale, provo a captarla, a renderla equazione, affogo in una montagna.
Piazzo le cicche nel posacenere, rido e colpevolizzo l'acqua, sudo gratis su un divano piazzato fuori le porte del cielo, sogno, crollo in una nuvola.
Mangio l'olfatto di un caos floreale, spuntano semi da tastiere inumidite, compro fazzoletti ai semafori, vivo nel centro gravitazionale chiamato ombelico.
Grido a sparsa voce senza un oggetto da amare, senza un volto da ricordare, bestemmiare, senza un carro da guidare, rivoltare o ammazzare.
Entro nella cella, lei bianca getta un urlo degno, albina e indemoniata eccita i miei neuroni, ha dodici anni, io un colletto chiaro fin troppo, madre salvami nel frattempo lascio le ultime memorie.

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