lunedì 17 agosto 2009

Domani tra i tarli

Era lontano dai nostri discorsi sempre con la mente distante, inverno-autunno, saturno-marte, i suoi poteri non li captavamo, era folle nella sua quiete, esemplare ultimo e vissuto di un essere sconosciuto, gli spaghetti sul verde, le macine industriali, il ph del terreno era uguale a quello dei suoi capelli.
E fu con lui, lì-dietro la drogheria della quinta strada, su un prato verde avorio, tetro, astratto e malinconico, il petrolio fuoriusciva dai suoi occhi che tu lo guardasti per un solo momento e divenisti sua sposa, io acquistai ciò che avrei potuto rubare, il tuo addio, quindi la mia solitudine, il suo castello quindi la mia fogna.

La mia sconfitta maturata sterile e invisibile, oggi compiange il muschio vivo e lascia la speranza a sgocciolare senza scadenza, mi affido a luci programmate per il mio umore non affidando nulla alla gioia o al dolore, sono io il diverso, cambia prospettiva, guarda il profilo, svuota l'account, sono perso senza sterzo, chi mi condurrà al retto sentiero designato dai lor signori?

Io metal al mattino, oggi bianco volto privo di cresta.
Io RUGGINE svuoto l'uccello a chi piscia più lontano, eravamo vicini, tu ombra io RIFLESSO.
Oggi siam nemici e le lotte elementari risultano sultani poco virili.

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