martedì 3 aprile 2012

InQuadro

Le periferie nei cimiteri, i quartieri in coma e i ventricoli in affanno. La città nel quadro era nell'agio adatto, nel grande centro s'addensava il tutto, cumuli di persone, folle di cenere, tram incastrati negli alberi e metro che trainavano palazzi di amianto. Cammino per la strada maestra in cerca di uno sguardo, un incrocio nobile allo stesso tempo sarcastico, un amore a prima e ultima vista, uno scontro. Nessuno guardava nessuno. Sbadato urto un auricolare con il suo signore a spasso, questo prosegue, la giacca s'aggiusta da sola. Alcuni avevano tic, camminavano goffi, sembravano a disagio con quei vestiti, perdevano fogli e si aggiustavano continuamente gli occhiali: erano finanzieri, notai, architetti, commercialisti. Alcuni avevano un filo da seguire, una traiettoria fatta di passi che seguitano passi d'altri: erano avvocati che inseguivano magistrati, camerieri che inseguivano i clienti sbadati o poco furbi, c'erano i volontari delle associazioni umanitarie a delinquere che inseguivano i polli. Mi sento male, urge un vicolo con un ex puttana dedita al contrabbando, con una sigaretta appoggiata sulla bocca della giovane puttana, con i bambini che raccolgono le cicche e se le tirano dietro per giocare, con dei tossici che giocano con la vita. La città ebbe solo un grande centro, tutti ben vestiti e ripuliti dai negozi, le culture  di periferia scomparse, rifugiate in chissà quale paradiso e m'accontento dei vicoli del non posso, del faccio quel che posso, del centro lontano soldi luce. Un quadro e poco più, passo al prossimo della mostra. Non sono un esperto d'arte ma lui voleva a tutti i costi che ci fossi. Vedo lei, celeste e nera negli abbagli di primavera. Spiegami il prossimo.

Nessun commento:

Posta un commento