lunedì 27 febbraio 2012

La quadriglia


Le curve si abbreviavano lungo l’autostrada dei fantasmi, giuro di averne visti tre, nitidi e familiari, inquieti quanto me; solidi. Erano lì senza braccia appesi ad un palo, con lacrime ubique sui miei occhi scendere nei loro. Volevano la morte, le mani folte e prospere di verde erano già lontane, l’amico diede un colpo di tosse, poi un silenzio tutto attorno. L’auto comincia a suonare, non è la radio, ci adagiamo nella macabra esperienza; canticchiamo. Siamo in tre o in quattro non ricordo, vedemmo morti risorgere e parole sottrarsi dalla pienezza esistenziale, un’aura o poco più, forse è giorno; forse è solo un sogno

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