sabato 6 novembre 2010

La bettola (un pò arronzata)

Ci sono giorni grigi passati sul fondo di un bicchiere riempito troppe volte fin quando il portafoglio vuoto non lo rende posacenere, le cicche si deteriorano e vedi la spugna dei filtri fattasi gialla agglomerarsi nel liquido nero. Ecco come si sente un uomo nei giorni grigi, squallido, passivo, incapace di agire e pensare, resta lì fisso a guardare il nulla, di tanto in tanto scorge qualche miseria che appare come lui, si identifica nello squallore e cerca donne pronte a tirarlo su, solo per una sera, mai di più. Ne passano molte così nei pub che l'uomo-stanco frequenta, le peculiarità sono sempre le stesse, più trucco che viso, pelle consumata dal fumo e rughe tutt'altro che sagge. L'abbigliamento è scuro ma al contempo evanescente, limitato nella sua lunghezza, aderente in vita e largo in petto, cascano giù collane di bigiotteria e la loro voce è rauca. I locali invece sono bettole di legno, dove il bancone è grande e dietro vi è un barista taciturno, sgorbutico, fascista, infastidito quasi quando qualche ragazzino entra per farsi una birra, lui è lì per quei quattro angoli della stanza dove in uno vi è un ubriacone, nell'altro uno che ha perso tutto a poker, nel terzo un drogato in pensione e nell'ultimo il figlio di un alcolista che segue le orme del padre. La luce è soffusa, le parole son poche e di tanto in tanto qualche rissa si porta fuori dal locale. Nessuno vuole parlare, nessuno vuole ridere, qualcuno si esaspera, altri restano lì quieti a vedere film già visti ma nessuno se ne va, nessuno vuole tornare a casa, qualcuno nemmeno ce l'ha. E sull'insegna del locale qualcuno scrisse : Qui entra solo chi è già morto.
E non aveva tanto torto....

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