sabato 20 novembre 2010

Il sangue e il sorriso

Le sue cosce bianche, da porno amatoriale, denutriscono il prurito mentale del soggetto, abbattono le mura dei labirinti in un istante, per costruirle ci vollero una serie di traumi notevoli. Solleva pesi sconsiderati, suda, lei si eccita, lui sorride, compensa compiaciuto la stima bassa di sè, colpa del padre. Troppo facile. Nelle palestre ci sono falsi specchi, la fisionomia degli individui è poco che li accomuna rispetto alla vita condotta. Lei torna impetuosa, le mie bottiglie la esaltano, oggi è una donna ma ricordo quando eravamo io, lei fanciulla e il mio coltellino al riformatorio, dove i letti puzzavano di piscio, nessuno rideva di chi se la faceva sotto, eravamo segregati ma ciò che ci accomunava era la vita condotta. Sul Bus poco e niente oggi, qualche telefono con proprietari logorroici e sgradevoli, una vecchia che ancora porta le arance, quelle buone, dal paese ai parenti in città che accettano con un misto di compassione e contentezza. Nulla di meglio rispetto alla pietà. Una ragazzina però risalta agli occhi, ha una chitarra, una borsa, dei vestiti, e un fazzoletto di stoffa che ogni tanto annusa. E' in ultima fila nell'ovvia depressione adolescenziale, ad un certo punto ha sorriso non so per cosa, ma ha sorriso, nel frattempo le sgorgava sangue dal naso. La ricorderò sempre per la teoria che mi son creato: il sangue ci rende felici, lei lo era perchè  provava qualcosa, io perchè non era il mio, l'autista perchè non è colpa sua, il fazzoletto però un pò meno. Solo un oggetto può essere così insensibile, almeno noi in apparenza non inganniamo, lui col suo profumo porta tutti fuori strada. Torno a casa e guardo Europa 51 di Rossellini, voglio suonare una canzone, la chitarra mi accompagna e capisco che: quando si vince poi si perde tempo, quando questo si esaurisce è tempo di perdere per provare qualcosa di nuovo, per sorridere si deve sanguinare.

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