martedì 16 novembre 2010

Dopo la frutta c'è sempre una guerra

Joe Division, le mie orecchie strillano, basse, rauche a tratti, la voce si distorce e si fa simile a un plettro che stride sul mi di una ibanez rg tremolo nera. Confabulo dicerie popolane, ricordando il giorno balordo del mio Diaframma, i giorni strani ancora battenti sulle clavicole che lei ama. Succhio bolle di fauna sintomatiche di chimici trattamenti, lo stendardo della libertà deride il referente con segni anomali e ignoranti. Io sperso nei se a vagare nel tempo, triste per i ma limitanti ho ancora pochi accendini per la sigaretta, l'ultima del giorno, accanto all'ultima bottiglia ocra della settimana accanto all'ultimo antidepressivo de mese. Vorrei uccidere la Storia a volte, una fiaba ironica, una burlata ipocrita che dilaga dal palazzo vincente e si abbatte sulla casa del mutilato vinto. Dove sono le mie terre gridava mio nonno fucilato in Egitto. E mio padre sotto le macerie del terremoto. La lega della Sincerità mente anche nell'automenzionarsi. Artificieri illegali fatevi avanti, hacker di ogni quartiere devastate le istituzioni, l'azione ci farà depressi e torneremo ancora a scrivere. Dopo gli anni zero, il simbolismo imporrà un dollaro sul crocifisso, così Cristo sorriderà e nessuno vedrà blasfemia alcuna. E' tempo di perdere ancora una volta minoranze assolte da tutto, underground soppresso da sè stesso, mutismo adolescenziale e alienazione professionale non siete vittime ma colpevoli del vostro stesso accontentarvi delle piccole cose imposte dalla dittatura. Fra cent'anni rideranno leggendo che noi non c'eravamo accorti di nulla. Fra 101 la carica porterà alla distruzione del tutto...

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