lunedì 19 marzo 2012

Cono di luce

"Voglio una musica che faccia zittire" cantava in un cono di luce il cantante, il menestrello della strada, il padre di un figlio; un uomo.

Lontano dalle vostre serate estive m'addentro nei lampi, solo lampi, solo lampi accecanti; nel "solo" che trasuda parole, pensieri, opere e missioni. Nell'affittarvi erba, donne dei contadini e marinai; affittaste la mia incredulità ma non valeva la pena restare altre ore o minuti con voi. Lasciai la chitarra al cono, al suono mimetico della gruppo anonimo, al ritmo dei vostri bisbigli, ai vostri congiuntivi lasciati fra gioielli e fiori volgari. Quella terrazza stonava, quegli schiamazzi dal basso invece erano come la madonna. Il sesto piano è falso, il quinto è corrotto, il quarto ha un figlio di troppo, il terzo ne ha uno in meno, il secondo fa ripetizioni a basso costo a quelli del primo che fanno scuola al figlio del portiere. Ci vediamo nel sottopalazzo, nel sottofondo, nel sottotono, nel sottovuoto che è l'anima mia. La trincea di solitudine, la mia curiosità, i vostri "come stai", non voglio nemmeno 5 minuti con voi, non voglio signore distratte e cortesi. La vostra cortesia mi uccide, meglio la ballerina col cesareo sotto i seni enormi. Ripresi la chitarra, c'erano ancora le mie dita ingiallite, incollate. Mi alzai dai vostri accomodanti "benvenuto", andai dalla madre dei miei figli, prima però dalla ballerina sconosciuta, un pizzico per una bocca spalancata. Loro, i miei figli, potranno parlare male di me per ore. Baratto la chitarra con una sconfitta, con Libero il mio Argo, con le stelle, con i libri di corallo. Ci vediamo in fila per gli "arrivederci". Non penso di essere più ubriaco di voi, non lo penso, forse lo sono; ma non lo penso.

2 commenti:

  1. hai uno stile molto interessante in prosa; mai pensato di scrivere qualcosa come un romanzo?

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  2. Eccome! Quanti taccuini di appunti con schemi e quant'altro. Prima, però, c'è un laboratorio di frammenti da superare.

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