martedì 22 marzo 2011

Morte breve

Le lampade di cloroformio assopiscono le fiamme dell'arbusto, una serpe a sei piedi si aggancia all'agnello, con la coda nelle reni la sodomizza fra le bestemmie, la sua bocca sputa fuoco tosando il pelo del pastorello. Nella Sardegna è normale ma negli inferi vi è una metamorfosi, un uomo con una belva entrano in scena, cooperano violenti, non sono ancora uno ma nemmeno più due. L'immagine disastrata del ventre perforato dagli aguzzi denti del delfino rabbrividiscono i tuoi occhi. Lettore che ti inebri dei versi infantili, oggi mi accingo a dirti che un'evoluzione c'è per tutti e la mia è bassa e fraudolenta, ti riguarda, te lo scrivo dal proscenico degli inferi, dalle malefatte degli uomini che qui si fan bestie. I versi del Demonio, te li incido sul viso, come graffi su una lavagna le tue orecchie desisteranno e morranno con te. Con me la tua vita s'annulla, l'inquieto avanza e s'arrampica fra le debolezze di cui ti doti. Con me la sirena sarà tarda, la sua frenata non potrai sentire perché ciò che ti aspetta è una morte infatua e sommessa, nessuna riga su un giornale, neppure sul necrologio, ti aspetta una bara con le mie iniziali. Perché prima di me non vi è nulla e nessuno.

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