lunedì 12 luglio 2010

Gli alimenti

Sono in strada, la notte è inoltrata, un fascio triste e solo invoca un coro ma non ha peso, l'ho visto diverse volte sempre con i suoi compagni sono circa venti e tutti uguali, li riconosceresti anche morti.Sul castello si respira un'aria umida e deificata, il verde scuro degli alberi si inala fra le mie camicie, la speranza si fa tosta e il nucleo dei lapilli si scrosta rapidamente con l'olio bollente.La resina dei pini si raggela nell'Africa meridionale, la Terra del Fuoco è alle orbite e nonostante i viaggi mentali sono ancora qui fioco e restio sotto ombrelloni fatti di sogni e cartoni.La tesi si snoda con il pensiero di un viaggio programmato anche se poco, poi un'altro anche se già visto, insomma nulla di nuovo dal fronte occidentale.Dio mi disconosce nonostante la prova del Dna, gli alimenti li avrò dalla carità cristiana, insomma i suoi figli hanno una croce ma non un padre bensì il  profeta non è altro che il primo figlio ad essere stato cacciato di casa. Lei mi dice che la vita è bella da morire, ma l'incantesimo non traspira a lungo, l'angoscia quella sì che ha fissa dimora. Ne voglio ancora, le luci mi dirigono al mare, le navi fantasma sono in circoli satanici a destra della via Lattea, io seguo la luce, speriamo che l'angoscia di vivere sia una felice morte. Buona partita.





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