sabato 8 maggio 2010

MetrOceano

Sulla linea S della metro un uomo con la giacca si strappa le bretelle per la rabbia,ha scavato nei miei pensieri e ha colto la mia incapacità d'amare,la costante ricerca di stimoli,l'uopo di fughe irreali verso il metafisico,la banale voglia d'oltreoceano.Una donna anziana con i capelli rari e sparsi lungo lo scalpo si strappa la gonna ha colto la mia incapacità di perseguire un obiettivo,di fotografare l'istante e di renderlo indelebile,la cupa aggressione della tristezza che mielosa avvolge la criniera e il mio occhio,la resistenza soave della costante quale la felicità,il continuo sovrapporsi del cielo di cartapesta e degli scogli sorridenti contro la malvagità del mondo.Esco dalla metro e giungo a casa sua,lei mi aspetta già sulle scale,freme,vuole dirmi quanto mi ama ma non è più viva,vive una paralisi di gomma che la rimbalza fra i sudici vicoli aromatizzati di urina e cosparsi di siringhe.Vorrebbe fare l'amore con me,strapparmi gli stracci che porto a dosso e accendere una candela per ogni bugia che ha detto.Incredibilmente la stanza è illuminata,nessun lampione in rivolta,solo la sua calda bocca che si struscia sulle palpebre di me uomo e vecchia,di me in linea con la falsità,limitato a dire con convinzione ti amo altre due volte e mi sparo,altri due bicchieri e son salvo.Al prossimo ti amo giuro che mi ammalo.Ti amo.

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