lunedì 18 aprile 2011

Filo e Marionette

Corro lento lungo il percorso precostituito, nessun Kerouac sulla strada, solo haiku veloci -vorrei essere il mare perché non so nuotare-
Un portico in dimensioni ridotte divien caverna per il barbone, con la sua biro smembra gli amici scomparsi, con la sua bottiglia di cartone li commemora. Son nato in un attimo sbagliato, fra fragole in aceto, fra un bluff e un asso nel calzino ed ora raddrizzo il bersaglio, sguscio dagli errori giustificati e m'addentro in referendum individuali. Risorgo dalle buste paga e canalizzo lo stress in freccette da bar, in silenzi ponderati, in quiete artistica. Un coccodrillo al talk show ha mangiato una velina. E' stata un'ottima serata, ho ancora la giacca in dosso e dormirò senza vestiti, nudo di sogni e quant'altro, privo di sgorbi e tatuaggi ma solo lenzuola e capelli, ventre e cuscino. La boa nell'universo mi tiene a galla, il non-pensiero è perdonato, il parco è allagato, non ci sono hippy nel mio futuro ma solo giacche nel grigio stereotipato, prego per un lavoro, studio a singhiozzo, spero nel purgatorio, massima aspirazione, ripudio la precarietà ma ci sono dentro, siamo una massa di zimbelli digrignanti fra i denti a dire sissignore, desiderosi di padrone, ad essere sul mercato pronti a rinunciar a parenti ed amici per sopravvivere. Che smettessero di zampillare soldi dalla mente, dal tempo e dai portafogli e che Dio la smettesse di trattarci da filo e marionette e ci desse carne, dignità e venisse in aiuto giungendo meno.

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