martedì 1 febbraio 2011

Siero Autunnale

Ci scrutiamo nel buio in cerca di facce amiche, chi vive all'oscuro della luce non ha nulla da nascondere ma di sicuro non vuole mostrare nulla. Ciò che scrivo i miei occhi non lo leggono, questi però si abituano al nero pece e immaginano sagome innamorate, coglie cavi fra le mani pronti ad affogare mentre li bacia. La luna frantumata crolla in uno schianto ecumenico, fa sprazzi di luce sul sentiero, mostra desideri senza spine in parti intime del siero autunnale. L'intelletto m'impone di procedere a capo chino, l'ambiente è spumoso e al contempo decolorato, le secche si lasciano inondare da travolgenti passioni, nel campeggio fanno corteo, fra fiaccole e compiacimenti indefiniti. I flussi di coscienza migrano in altri calamai, belli come non mai, sbarbati e trini. L'ossesso spettrale che si ripete in me è la voce del mio partigiano custode, timoroso di essere dal lato giusto ma nel settore errato. Ho timore di essere un illuso, mi rendo conto che è una certezza, l'illusione e il fatto di esserlo. Con una pentola e le bacchette sveglio le tende iraniane accampate, mastico arbusti e gli aghi di pino si fanno filo interdentale. L'organico si ricicla da sè. Mi ripeto con voce scodinzolante che demolirò le radici e asfalterò i tappeti per darti il benvenuto, con una tessera o con una cena. Se non sono esploso vuol dire che domani mi sposo.

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