lunedì 19 maggio 2014

Lieti saluti


Senza viverci mai. Ci ritroveremo ancora disfatti sulla pietra di una panca chilometrica con il respiro affannato dopo ore in attesa del sole. Il mare ci ritroverà apparecchiati sui letti bruciacchiati dai mozziconi invadenti e gli occhi invisibili tra le parti nascoste rintracciate tra le caviglie e il petto. 

Faremo ancora viaggi di seta navigando sulla tua pelle tenera. Abbandoneremo per una volta le cene confetto e i diplomatici. Tra lieti saluti, vecchi fuggiremo via su di una casetta di legno incastrata tra i rami secolari di un timido centro sociale. 

Senza singhiozzi da centro commerciale avremo il battito incrociato, lontano dalle paure della miniera con i nostri nonni nero carbone; dalla paura degli sguardi nervosi, come quelle notti quando la pelle si induriva con gli schiaffi della maturità. 

Contenti di accettare i calci, avremmo preferito digiunare il consumo del pane quotidiano, dell’avere, del dovere avere, del dover avere le carte, del sopraffare, del sopraffare sorelle, madri, fratelli e padri. 

Avremmo preso calci nello stomaco sorridendo, pronti a issarci come bandiere in sacrificio della futura umanità. Tutto per ciccare con le dita; per navigarci teneri tra una discoteca con i bagni meravigliosi e un cimitero monumentale. 

Lo avremmo raccontato ai nostri figli sconosciuti come il lavoro a tempo indeterminato. 

Quando si è fatta alba, stropicceremo gli occhi ancora svegli, senza tremolii per il freddo che schiarisce il cielo tra la notte e il giorno, e guarderemo i vecchi danzare a passo militare su di una vecchia signora del mare. Lungo questa percorreremo le convivenze, i matrimoni, i divorzi legali e i nuovi matrimoni clandestini. Nascosti da tutti, alla luce del giorno mite e affettuosa. Senza viverci mai.

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