martedì 12 novembre 2013

Piume d'oca

Arrugginito dalla politica della notte. Mesto dirigi la socialità altrove. Ancora un giorno di militanza fra cantine asciutte e orzo d’autunno. Quando s’ha fatto l’inverno, non ci davamo più bastonate, la legna serviva a scaldarci. Lungo le pieghe della settimana, scordammo quale fosse casa, tutte le porte erano plausibili. Mi dici Separiamoci. La giacca ce l’hai, il resto no. E' il tempo di andare.

Girovago bussi alla ricerca di un pasto, con lo zaino leggero lasciato in qualche feritoia in piuma d’oca d'occasione. Non ricordi in quale. Col piatto rivolto al petto, quando s’apre la porta, lo porgi caritatevole. Sorridi scorrendo la dignità. Ogni buona donna apre con calore, madre di cui ti scordi alla svelta, quando il naso inspira la sottile vestaglia cadente, ti culli nelle braccia larghe e petto infuori.


Dopo il pasto ami la crema rivoluzionaria del limoncello di campagna. Arrotoli il tabacco, pulisci i piatti, ti pulisci il piatto. Lo raccogli fra gli altri. Saluti. Ti chiedono Vuoi dormire? Rispondi che Vuoi sognare ma non hai sonno. Anche oggi hai mangiato, forse dormirai sereno, chissà dove. Ti basta un pasto al giorno, meglio la sera così lo stomaco non farà capricci. Così non ci saranno incubi e non avrai bisogno di madri. Potrai essere solo con una donna qualunque. Ma un altro giro di stelle è iniziato, non ti immagini quali piume d'oca ti reggeranno. Non puoi tirarti fuori. Non hai paura. E' tempo di andare. Forte Ferro sei pronto per salire nella politica della notte. 

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