martedì 20 dicembre 2011

Sonno Antico

Dormo in silenzio in un sonno antico

A parlare fra attentati e bombe, fra giornali e miserie, c'era solo il verde dei nostri dialoghi, con i loro toni intensi e limati nei versi, in rima, spontanee sillabe fresche, zingare sibille giravamo carta dopo carta i dubbi.

Dalla finestra cadevano monti e lucciole, non uomini, non anarchici. Una ballata di Lolli ci accompagnava nell'immensa pianura fin dove tutto si perde, nella collina di New York giurammo in silenzio dai tombini alle punte dei grattacieli. La televisione non ascoltammo, la rivoluzione passò per radio ma preferimmo ascoltare Ferrè, a Milano ci baciammo ma era solo sonno, sonno in un sogno.

Non stanchi, sognammo di dormire e qualcuno ci cullò con strofe sconce di taverna a ninna nanna. Ci chiamavamo Gesù e Mosè, eravamo innocenti, ci lamentavamo senza ascoltarli. Ci svegliammo, si fa per dire, un giorno in una miniera di palude e fango, di pietre aguzze che grattavano la schiena e capimmo che tutto scorreva e noi non avevamo capito nulla, erano passati anni senza respirare, pensammo al sogno come ciò che era più vicino alla morte e quindi alla salvezza, alla beatitudine. Dormivamo solamente, ora invece sono sveglio ed è tutto più grigio, assopito ancora ma in modo diverso.

Il cielo sempre più nero sembra vero, mi basta esser sincero, magari anche un po' squallido, nostalgico, un po' morto ma sincero. Ora sono qui aspettando l'ultimo dei luigi d'oro di Aragon per poter mangiare, vivo in miseria, leggo i giornali che parlano di attentati e bombe, niente zingare dagli occhi lucenti stregoni, non verde in pianura. Solo collina, una grigia e periferica, che mi tiene sveglio, che in salvo protegge e allontana quanto è stato.

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