sabato 1 marzo 2014

Vediamoci più spesso


Paura di una sconosciuta come tua madre. L’inizio è ruvido, poi quando il ghiaccio si scioglie, la fiamma è blu. Balbettante tastiera. Ipnosi di verso fraterno, raccogli tua melma. Una scia lungo il cammino, liquido terrestre. Procedi forzato, lungo l’arco a forma di unghia che rilascia polvere di stelle e frammenti di forno galattico. Sali fino al tetto dell’universo, cosmetico del cielo ridi ancora pagliaccio. Di ghiaccio si scioglie, la fiamma è blu. Dilatato l’occhio che soffre quando s’offre da bere. Balbuziente la bocca. Le corde  procedono spedite ma lei s’apre e saprà chiudersi. Ma poi dirimpetto si sfa. Allargasi fino alla gengiva scostumata. 

E’ da tanto che non ci vediamo. Come stai con tuo marito come il tuo cane con te. Paura di conoscermi saltami fieno. Forse vorrei dirti che arrivo quando è tardi. Perché ho paura di arrivare in anticipo. Forse era un'ipnosi. Ma le parole si ripetono. Come il graffiare tuo dolce. Carezzami ancora prima che sia sera. Sai di giorno fa caldo con lo smog. E di notte con la polvere di stelle mancano i raggi calore. Con lo smog così fa freddo. Lasciami solo. Solo laddove è possibile studiare. Bocciato senza il frigo rumoroso, l’aspide semiattivo, la cura della spesa, questa lista eterna. Come noi. Come le candele, le batterie, il benessere, le tue gocce finite. Come stai bene quando le prendi. Vediamoci più spesso.

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