giovedì 11 luglio 2013

L'orfano romantico

Il chiasso dello starnuto la scuote e un calzino le cade. Di giù l’attendono i ragazzini del quartiere, lei è nuova qui, come suo marito, l’uomo mucoso. Per anni all’interno 7, via degli ausoni 78 c’’ha vissuto una puttana, era molto generosa, per poco, era la specialista dello svezzamento. L'abitudine è così, e lei, la donna del calzino, presa a stendere i panni, è molto bella. 

La puttana s'era invecchiata e aveva fittato il suo ufficio a una giovane coppia per dedicarsi al parcheggio abusivo verso Flaminio. La puttana, però, fino alla pensione del parcheggio aveva mantenuto i suoi standard prestazionali. Il prezzo col tempo era sceso. Per quanto sono a conoscenza l'ultimo prezzo era di 30 euro compreso di gelato prima e una Marlboro dopo. Non era bella, per questo era desiderata. 

La prima volta è brutta per tutti, al di là di libri-film-canzoni, e nessuno vuole sfigurare o essere l’ultimo sfigato ancora vergine del gruppo. In più, lei, somigliava più a una madre che a una donna ma nessuno ha paura della progenitrice a 13 anni, Freud escluso. Ma i ragazzini che ne sanno della cocaina, di Anna e della madre della psicanalisi. Essere ragazzini è questo. Loro, sono di borgata, pensano a togliersi il dente senza credere più alla fatina. I denti come il sangue devono cadere quando passano le bande vicine-nemiche-cugine. Per loro il tempo di crescere è racchiuso in semplici passaggi: sesso-sigaretta-sangue. 

Lei, però, non era una puttana, tutt’altro. E io, non ero un ragazzino, almeno non come loro. Lei, però, aveva marito, non era il massimo, anzi, era il più classico italiano medio: gambesecche-panciapelosa-calvoriportato e tanto pallone, o meglio, tanta As Roma. Lui, il calvo secco chiatto romanista, aveva poco più di quarant’anni per l’anagrafe. 

Lei, la donna di cui sono innamorato e con cui perderò la verginità, insegna letteratura inglese, ha gli occhi di mare con tutti gli scogli perimetrali e le alghe a tappeto, ha una figlia che mi ama ma è poca roba davvero. Secca-lentiggini-occhiali, semplicciotta, timida e noiosa. Ovviamente l’apparecchio e tanti complessi di chi è succube dell’ortopedico. Standard oleografico di mediocrità prepuberale. 

Lei, la madre, ha il mio cuore, come un voodoo child al primo strizzo l’infarto mi pianta in terra sull’asfalto abrasivo d’estate e fangoso d’inverno. Non ci sono più le mezze stagioni; dell’amore. Gli altri quando seppero che l’avrebbero avuta come professoressa hanno smesso di osservarla e hanno aspettato in fretta settembre e al minimo cenno su di lei si tiravano il pacco con le mani. Io, ho afferrato il pacco di libri invece. 

L’estate l’ho trascorsa con Shakespeare, anche se è difficile da pronunciare, l’ho letto. Lui, è il padre dei romantici, per noi orfani tra l'altro c'è anche Charles Dickens. Ma la mamma non manca quando penso a gli occhi di lei, gli occhi suoi belli, il maestro pensava a lei quando diceva che sono stelle forti al punto di far sempre giorno. 

Il  balcone avanza furtivo, lontano dal marito, prossimo al cuore. Mille volte buonanotte amore mio. Mille volte cattiva notte vorrai dire senza te. Non vedo l’ora che l’estate finisca, che settembre sia, che il fiocco e la divisa della scuola siano belli e stirati dalle suore nel convitto, che i compagni di scuola tornino dalle vacanze con le foto delle mamme, dei papà e delle nonne da incollare sul mio muro bianco. 

Prendete tutto lo spazio che serve per i vostri collage estivi, non ho nulla da aggiungere tanto io sono forte come Antonio, Cleopatra non può far altro che cedere fra le braccia mia muscolose-forti-virili.


Nessun commento:

Posta un commento