sabato 22 dicembre 2012

Finestra



C’è un uomo alla finestra. Il suo occhio è un chicco di caffè, lo sguardo è corrucciato, la vista è fissa nel sognante. Metodico col cuore, presta gioie al vetro, pensa al passato, un sospiro e lungo. La moina del mondo è nascosta ma vitrea; è smorta. Furba. Un paesaggio desolato, la dimora viva, celebre, ricca, gioiosa. Il palato fino, giudicante, ambizioso, sazio di viola. Le sue vertebre piegate al sogno, il suo rifiuto scodinzolante al mondo. Il suo gesto di cera, pacato, funebre. Le sue gambe tese, tremanti, destabilizzate. Il suo occhio è un chicco di caffè, il paesaggio lo tiene sveglio. Le mura di avorio lo soffocano, lo irridono, il nano verde lo stringe, soffoca, la milizia lo gioca di olfatto. Emana versi sillabici, nessuna poesia, solo qualche vocale. L’arte dell’eremita, il canone inverso, la scuola di marzapane: qualche ricordo lo sfiora. Il realismo lo pervade e il respiro si affanna, uno sguardo di miscela, la schiuma del vento. Sorte assassina. Morte e pace.

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