Le curve si abbreviavano lungo l’autostrada dei fantasmi,
giuro di averne visti tre, nitidi e familiari, inquieti quanto me; solidi.
Erano lì senza braccia appesi ad un palo, con lacrime ubique sui miei occhi
scendere nei loro. Volevano la morte, le mani folte e prospere di verde erano
già lontane, l’amico diede un colpo di tosse, poi un silenzio tutto attorno. L’auto
comincia a suonare, non è la radio, ci adagiamo nella macabra esperienza;
canticchiamo. Siamo in tre o in quattro non ricordo, vedemmo morti risorgere e
parole sottrarsi dalla pienezza esistenziale, un’aura o poco più, forse è
giorno; forse è solo un sogno.
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