Volevamo imitare il mare e invece ci separammo. Un flusso di
rumori ciclici che si tramutano in soffici carezze per l’orecchio, un’armonia
ancestrale, primitiva che cola sui granelli di sabbia assolata. Il riflesso
bianco della tavola apparecchiata, un salto da combattimento di qualche
indigeno squamoso. Qualche barba e un filo, un amo e un cappello, un giubotto
leggero e l’umido che sale per la schiena, come una donna e i brividi che
comporta. Un piacere sussurrato dal vento ai custodi, un bacio dalle coste
violentate, in quell’odio e amore che è l’eterno. Come è profondo il mare nelle sue correnti algide e bollenti, nel
suo tener tutto insieme sebbene diverso, ogni goccia con i suoi modi e le sue
richieste, ma questo, non lo sapremo mai. Lo sapremo a proposito degli uomini.
Ci separammo quando volevamo imitare il mare.
Una serie di lampi, solo questo mi viene in mente pensando alla tua scrittura. Lampi difficili eppure così profondamente veri, lampi che appaioni criptici ma nascondono il senso supremo della giovinezza e della saggezza mescolate insieme. Questo pezzo mi piace molto, anche se Cenerentola la puttana ha le sue buone carte da giocare!
RispondiElimina