sabato 14 novembre 2009

Luna imbarazzata

Altro girone, nuova lei, ideale che vorrei, emozione, cade l'astuccio, labbra incerate, impresse.


Banale m'attacco alla penna, la poesia senza accenti rime o punteggiature, mi diverto senza sosta a fischiare sotto la tua porta, per presentarmi c'è stato il passato, ancora una volta l'ho bruciato, mai più lotte di classe o sbarchi lunari, via alieni dalle sciarpe protettrici dei miei viali.
Non mi avrete mai.
Siamo due folle sole e lo sai.


Le Fiandre, il paese della Nebbia, ancora m'accuccio quando sosto su di un utero, i sogni di un anrchico: capsula gravitazionale, sportelli aperti, luci spente, fumettistico sonoro, scontro contro le auto blu, le divise blu, le manette blu e che vuoi tu.
Le curve son tutte dritte, attendo al semaforo bianco un auto a piedi mi investe, balzo in avanti cadendo all'ingiù, poso l'auto sul motorino, scanso il respiro, ammazzo le vittime e Ortis lo rinchiudo nel dramma visivo collettivo.

Potrei lasciare altre storie ma il naso mi spinge verso il tartufo oligarchico, il collare vola sulla coda impolverata che inseguo, è mia, non scodinzolo da quando sorrido, amo ma senza un grido, piango perché non ho nido, vivo ma non rido, l'angoscia è un aranceto, parlo con le sante, gli inferi sono sciolti, saluto al caporale, non ho più niente da raccontare, non continuo perché ripeto: non ho più niente da raccontare.


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