Ho visto le migliori menti della mia generazione perdersi dietro
un bancone, murarsi in un amore, drogarsi e fare figli adulti. Tutt’altro che
nulla esclama il grande sciamano quando il treno parte, tutt’altro che niente
disse a bassa voce con i vetri sipario l’occhio di donna. L’alba negra corse su
comete alcoliche, versi mutevoli e simpatiche caldarroste fra gli
accaventiquattro e un pulcinella scalzo fatto da stoico bacco virtute. I binari
sbuffanti in canne di ghisa e frumento, di acciaio e stucco tossico erano buoni
per i ragazzini a secco di cosmo. Lei lo guardò, come non l’aveva fatto mai,
come aveva fatto sempre, con il cuore negli occhi di ghiaccio, negli occhi
belli suoi belli. Lui si assolse in un pianto lungo un metro, in un addio
fumario, dai arrivederci amore ciao, dai che insieme a te non ci sto più. Niente
nuvole lassù, un pezzo arancione che quando lo guardò sole giallo fu splendente
e vispo. Il nonno giovane adolescente della terra fiorì con la lupa e il
licantropo. Fate l’amore, quando il capostazione fischia, ragione nuda, che
vuoi che sia un vetro, che vuoi che sia un’isola, fate rosso il corto con
passione di tredici suore nuove di fronte al papa, fate di gusto, con dolore
fretta di spezie rubate ai mercati persici. L’esercito sfumò, la spesa, i
servizi, il dovere avere, il dovere avere le carte, il volere avere la fretta
lenta del partire col salire del giorno, la spudorata notte che non finisce,
tanto tanto prosegue nella vita colorita, si gioca nel cromatico spazio dei
cuori affogati in stanze di lacrime, in schizzi di verde smorto, in pioggia
neve sotto il vischio appeso ad una stella, di un bacio ladro malato, di un
herpes in un urlo di 12 ore. Gravida soffia, tiro una vocale, il Buongiorno è un morso. Il Buongiorno amici è un parto di cuore.
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