Un cane randagio con gli occhi lucenti, riflessi, naturali.
Vaga lasciandosi addomesticare, si lascia comandare per divertimento, per noia,
per conoscere. Biagio, chiamatelo così anche se il suo padrone lo chiamò
Libero. Piace a tutti perché non è di nessuno, perché puoi lasciarlo quando
vuoi ai bordi di una strada senza che i suoi occhi lacrimano. Si commuove con
una storia, lui è nobile nella sua pelliccia sfatta e disordinata. E’ un figlio
della cooperazione, dello stomaco. Pensa tanto, ronfa molto, mangia poco e beve
tutto. Il suo corpo è lontano dalla mente, la sua anima si cristallizza
nell’esorcizzazione della morte. E’ sempre in strada, ragiona su “come potrebbe
essere se” ma poi scappa, nulla resta se non il suo ricordo. E’ schiavo dei
ricordi, si sazia così, con i compagni di viaggio e le serenate silenziose. Ama
l’alba, ama chi lo accompagna sulle colline a mirare il sole nascente. Se piove
sorride, non si scrolla mai l’acqua da dosso, la fluidità di questa è la sua
ambizione. Spende il tempo e lo cura, cosciente che non ha padroni come lui.
Ama leggere i libri ingialliti, vivi e morti mille volte, rinasce anch’esso
dall’inferno. Ha occasioni con l’amore, perdendole, non le rimpiange mai, al
massimo ne cerca altre. E’ Libero e Schiavo, è ricco di materia e povero
d’animo, attende i fulmini per ammirare gli scheletri delle nuvole, ascolta i
tuoni ad occhi chiusi così che i massi rotolino dalla montagna, un rumore
pieno. E’ un cane randagio con gli occhi lucenti, riflessi, naturali.
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