Fresco e puro procedo nelle vallate della mente, nei taccuini degli scrittori, negli appunti dei pazzi.
L’angolo destro della mano sinistra è macchiato, l’inchiostro spalmato sulle cicatrici, il callo sul profilo del pollice. Scrivo al computer, batto su una tastiera, un dramma non farlo su una macchina per scrivere o su un foglio.
Ricordo del passato dei piccoli sentieri ininterrotti che seguivamo, con lo sguardo fisso, noi ombre in cerca di un corpo da abitare, ricercatori di una sostanza purificatrice. Ricordo del futuro; sono in una cascina fra gente amica e amici della gente, tutti cantiamo, siamo tutti felici e scrittori.
I libri prima di essere pubblicati giungono fra le sue mani, lei esamina scrupolosa, controlla il conto corrente e scrive una menzogna su un giovanotto di ben pochi talenti; siamo tutti felici e scrittori. I fatti prima di avvenire controllano se a lui sono graditi, la penna forte, il narratore, controlla la ciotola, un po’ di cibo al ghostwriter e l’intellettuale seriale si presta alla società.
- Le parole sono importanti- urlava il direttore, oggi guarda la sua giornalista alle prime armi un po’ “kitsch” e le dice brava, un biscottino e via il guinzaglio. Tutti felici e scrittori, con seguaci e segugi. E infine l’ultimo, il ragazzo che voleva la barba, quello che chiudeva un drum nell’attesa che uscisse dal palazzo del Potere qualunque politico per assediarlo, quello che intervistava i portaborse delusi per farli cantare, che si sognava magistrato del giornalismo, quello che passava le notti sul pezzo e che riempiva posacenere con cicche gialle e cestini di carta mentre trascurava gli affetti; quello dalla bottiglia vuota e il cervello pieno.
Ha una barca, un vestito bianco di kashmir, due ex figli e un’amante, una morale nella lavatrice guasta e attrici da raccomandare ai contatti giusti, con le parole giuste perché sono importanti. Lui è il re dei giornaletti delle immagini, delle facce di plastica, la sua di bronzo è ancora lì, quegli applausi in quei salotti un tempo sarebbero parsi sputi, oggi sono il pane, quello più buono nonostante il pane sia sempre pane.