Sarò maceria come tu sai, ciò che mai fu avrà le mie sembianze. L'amore
scalpella e il corpo lo modella, l'amore scalpella e il corpo lo modella
nell'inerme statua che ti governa.
L'alfabeto capovolto incarnito nell'anfetamina soffia metadone sulla
fata vogliosa come una bambina. Ti ricordi i jeans ammucchiati al pomeriggio
nel parco specchio thriller, luce verde e soffusa, veste nera che avanza a
passo sempre più svelto del tuo, i tuoi timori incendiati nella violenza
carnale. Prima dolore, poi piacere.
La chitarra dell'Eni, il pane scucito, la violenza e il respiro
fra le cosce umide, i treni dell’amplesso, le certezze e le promesse, le
sigarette.
Le facce offese dei tuoi discorsi, piccola efelide strafatta e
depersonalizzata, la tua pelle bianca vergine, le tue vene macchiate di
inchiostro, parlavamo di cani e code, Ginsberg e di mode. Le fughe dal centro
storico, le offese dei barboni filistei, stronzi e coglioni.
Nei McDonald’s di Amsterdam muti come tram
Nei McDonald’s di Amsterdam muti come tram
Le calze strappate e i piercing platonici, i cavalli alcolizzati e
i film di Mao, la mia corte, le tue nocche, gli specchi rotti, le chiacchiere
sulle scale telefoniche distrutte, pronte a cedere come il nostro amore fantasma
di lividi e sudore.
L'ordinaria follia fa spavento, senza saggi né storici vi è un
pianto, non documentato in questo inferno, nel quale sono entrato in cerca di
un santo, nel quale ho trovato il tuo volto e uno schianto. Il tuo volto è uno
schianto.
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