Mentre affolli il bicchiere dei rapiti, dei reclusi, dei
ricercati. Mentre affolli una discoteca con la schiuma scontentata, svagata,
pulita, in un imprevisto concordato. Mentre rischi per giungere alla gloria,
per annaffiare la penna, per trovare contatti e contanti. Mentre strusci
silenzioso fra serate altrui dove rubare i discorsi, assorbire i fardelli,
sfuggire all'ambiente. Mentre proclami la rivoluzione a testa bassa, le scrivi
di amarla, componi poesie senza leggerle. Mentre resti intrappolato nello
specchio delle volontà di argilla senti i denti sporcarsi, nervoso un molare tira
come fosse attaccato a una fune legata a un furgone in quinta che sfanga sulla
metropoli pop antisociale.
C’è solo un momento in cui tutto questo finisce; quando vieni
liberato dal carcere entri in un centro sociale e strappi il manifesto in cui è
stampato il tuo volto con sotto scritto “libero”. Recluso o ricercato puoi liberarti dalle tue prigioni. Se non ti chiami Lander, tocca a te. Nelle prigioni sorrideremo agli amici distratti, non li
ascolteremo, torneremo ai mille pensieri, alle mille paure, alle inibizioni che ci
allontanano. Presto riprenderemo a parlarci, ma forse no, ci riavvicineremo al
tempo dei balli di gruppo e degli schermi piatti, lucidi e sognanti su cui
verseremo lacrime di infarti, nuvole sentimentali e rivoluzioni dolci che ci
scalderanno in una coperta corta che saprà farci dormire domando la tempesta di
incubi di latta.
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