I calli sotto la pianta del piede premono fino alle gengive
sanguinanti, le scarpe nuove consumate ai bordi e sulle punte, i lacci, lunghi
e mai avvolti, singhiozzano in grumi omogenei di fanghiglia, piscio e vomito,
strisciano come lumache insozzano il parterre. Leggermente zoppicante, senza
cintura di continuo tira su il calzone cascante in contemporanea nevrotico pulisce
il naso rattico colante di un raffreddore eterno con le dita ingiallite dal fumo e con
le pellicine sanguinanti vicine strumentali di unghie sfracellate dalla
tensione. I vestiti maleodoranti, il monociglio occulta, ma non troppo, i
brufoli. I denti ingialliti e frastagliati, il dentista nemico, assassino atono.
Paranoico e con scarsa cura di sé, si stende sul divano smollato fuori al
balcone. Inizia a piovere, vorrebbe piangere, starnutisce e le mani si
imbianchiscono. Le vene pulsano. Scalda il cuore al microonde visivo, cuce
connettivo l’occhio all’anima con la finestra difronte: due adolescenti
innamorati, si baciano stesi sul letto. Lui sopra, sicuro di sé nel suo corpo
scolpito, greco, come Lei regina fluttuante dall’ombelico floreale, si amano, compiono
l’amore. Splendono nella luce soffusa della stanza che genera ombre immense e
delicate sul palazzo difronte, sul suo volto sporco e rugoso, fra i suoi baffi
incolti e la cicatrice al collo. Lui ama guardare, non si cura d’altro, pensa
all’empatia a distanza, condivide la diffusione del sentimento altrui, ricco e
generoso. Si infiltra fra le lenzuola candide rilasciando melma invisibile, le
sue budella accarezzano i corpi. Dona le viscere al cuscino. Lascia la sua
trasandatezza in frantumi di specchi mai visti, in gettiti di diffusione verso
gli altri, nulla per sé se non il bello in testa. La convinzione della purezza,
ruba, è un ladro di ombre, specchi e fumo denso. Amate, ma con cura, con
paranoia che lui venga e vi strappi tutto, con delicatezza incauta. L’amore è
vivo se coincide con la paura. Lui, è un bifolco sentimentale, apatico,
ritualistico e profano. Vi ama perché si odia. Poi vi odia perché si ama. Succo
gastrico apparente in amico di famiglia, fratello, amante, garzone, prete,
medico, malato. Un neonato. Amatevi.
mercoledì 28 novembre 2012
sabato 17 novembre 2012
Lunghi sogni
Era in un armadio scheletroso dal bianco avorio e mille ceneri
lapillanti, fra le ansie dei motorini in fuga e i compagni infami, fra i giri
di parole e i codici personali mimetici con cui interiorizzava i sogni e
amplificava le paure altrui. Scriveva per esaltare l’aurora col cherosene. Alto fra i casti lugli. Rigido nei lunghi sogni. Vigilava insonne sulle macchie stanche di una strada folle, fra i cuscini della
notte che sono pali, vetrine e muri d'ospedale. Dissonante, bistrattato dal Sé. Mai un caffè, bastava il singhiozzo provocato per
restare sveglio. Sbandava alle nuvole radiografate dal lampo e crollava con le rocce di tuoni vive. Era una
stella in declino senza sosta né caduta. Amava gli infissi delle finestre dell'armadio con cui arginava e volava con il resto del
creato e non.
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