Intona versi marroni su mani traballanti dinanzi a traumi e scosse di polvere domenicale,ei diventa fiamma di violini violenti che diventano un giro per il freestyle del giovane senza patria in cerca di camaleontiche creature da depistare e trucidare.
Lustro il cuore dalla polvere,cammino su gocce come Cristo,mi getto fra la folla e all'amo abbocca una Minerva decaduta fra rubini e diamanti,io son popolare,grezzo e volgare,lei fine e impaurita si muove molleggiando le dita,io arsenico del settimo zaffiro reale duplico le speranze.
Tu chiave apollinea,io dionisiaca galera.
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